Recensione: King Howl Quartet

Di Francesco Sgrò - 15 Aprile 2013 - 13:00
King Howl Quartet
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
78

Sangue, sudore e passione. Queste le caratteristiche peculiari che contraddistinguono “King Howl Quartet“, primo, ottimo, lavoro omonimo di un combo proveniente dal bel paese per il quale il tempo sembra essersi fermato nei gloriosi anni ’70
La proposta orbita attorno ad un mix interessante di Stoner Hard Rock condito da fortissime venature blues, perfettamente espresse dagli ottimi fraseggi allestiti dalle due chitarre che, coadiuvate da una sezione ritmica impeccabile e soprattutto dall’acida ma perfetta voce del singer Diego Pani, riescono a dare vita ad un album entusiasmante, adrenalinico e davvero ben realizzato.

Fin dall’iniziale “Mornin’“, i nostri spalancano le porte dell’Hard Rock più selvaggio, travolgendo tutto quello che si trova sul loro cammino, per proseguire con la sublime “No Flame“, altro superbo affresco Heavy Blues di elevatissimo livello in cui le chitarre sono le principali protagoniste, grazie ad una serie di riff e assolo che non lasciano all’ascoltatore neppure un secondo di tregua.

Degna di nota risulta essere anche la fumosa e ruvida “John The Revelator“,questa volta portata al trionfo dal bravo vocalist, che regala una performance di tutto rispetto, in linea con la bontà complessiva del disco.
Con la breve e furiosa “Drunk“, il combo tricolore continua ad inebriare l’ascoltatore con una ricetta vincente a base Rock e Blues, che tuttavia, dopo questi momenti di primo livello, trovano qualche ostacolo nella lunga ed un po’ troppo trascinata “Trouble Soon Be Over“.
A risollevare dalla polvere questo debutto arriva però l’energica “My Lord“, traccia caratterizzata da sonorità decisamente più Heavy che a tratti possono vagamente ricordare le atmosfere oscure dei primi Black Sabbath.

Assolutamente meravigliosa anche l’alcolica “It’s The Blues Baby“, magnifico omaggio a questo fantastico genere musicale che rappresenta senza dubbio il capolavoro assoluto di questo esordio.
Purtroppo il gruppo non riesce a mantenere la rotta del brano appena ascoltato e con la soporifera “Nocturne “ segna un altro episodio non esaltante e decisamente sottotono.
L’alone narcotizzante del brano appena ascoltato veiene però totalmente offuscato dalla più convincente “Bleeding Mouth“, brano al quale segue la magnifica “Hard Times Killing Floor“, che come in altri momenti del disco trasuda Blues da ogni poro.

Il gruppo tricolore non delude le aspettative neppure nel finale e si congeda da proprio pubblico con la divertente “Wolfman’s Calling“, perfetta conclusione di un album maturo e definito, realizzato da una band determinata e realmente notevole.

Davvero un buon inizio.

Discutine sul forum nella sezione Hard Rock / Aor!

Ultimi album di King Howl Quartet