Recensione: King of Dreams
Secondo album per i tedeschi Solemnity, rappresentanti, insieme a band come Majesty o Wizard, dell’ala più conservatrice della scena germanica, che dopo l’esordio intitolato “Reign in Hell” si ripresentano ai Defenders più oltranzisti con questo “King of Dreams”.
L’inizio fa ben sperare col riff che apre “Fire in Mainstreamland”, che si rivela essere una discreta Metal track, tutta giocata su ritmi piuttosto veloci e con un ritornello decisamente orecchiabile, anche se di certo non originale.
Il problema del lavoro dei Solemnity non è comunque la scarsa originalità, cosa di certo non fondamentale per un gruppo di questo tipo, ma nel fatto che le canzoni non riescono mai a risultare trascinanti come si conviene ad una True Metal Band, almeno a mio parere.
Sono davvero poche le canzoni che sono riuscite davvero a convincermi, di sicuro il meglio di loro i cinque tedeschi lo danno nella splendida “Vampire’s Dance”, davvero magnifica sia nelle melodie sia come varietà a livello di songwriting, per dare un idea del pezzo si potrebbe dire che si tratta di un incrocio tra la musica epica ed oscura dei Doomsword e quella malvagia dei Death SS periodo “Black Mass”, il tutto condito da un tocco personale che dona al tutto un fascino davvero speciale.
Non male anche “In Dubio Pro Sathanas”, dove i nostrani Death SS ritornano ancora una volta alla mente, almeno a livello di melodie vocali, così come la conclusiva “Heart of a Raven” , che si rivela degna di nota soprattutto per via degli ottimi stacchi a metà pezzo.
In negativo va invece a mio parere segnalata “The Ninth Gate”, col leader e cantante Sven the Axe davvero poco a suo agio sulla parte iniziale arpeggiata, ed in generale nelle parti più atmosferiche del brano.
Da segnalare anche la presenza di “Spirits of the Dead”, dei cult metallars americani Manilla Road, resa in maniera dignitosa dal gruppo.
I suoni si questo “King of Dream” non sono male, visto che riescono a dare dinamicità alle canzoni, anche se forse l’equalizzazione tra i vari strumenti poteva essere migliore, considerato che troppo spesso il basso e la cassa sono, almeno secondo me, troppo in evidenza rispetto alle chitarre e soprattutto la voce di Sven è a volte davvero troppo alta rispetto alla musica.
Tecnicamente il gruppo mostra parecchie lacune, soprattutto da parte dei chitarristi nella fase solistica, troppo spesso si ha una sensazione di “insicurezza” sentendo degli assoli nemmeno poi così complicati. Decisamente meglio la sezione ritmica, dove soprattutto il bassista Andy Herz riesce a mettersi in luce grazie a delle pregevoli scelte melodiche.
Tutto sommato questo “King of Dream” non è malaccio, il problema, come ho già avuto modo di dire, è che i Solemnity non riescono ad avere quel qualcosa in più che li possa far emergere dalla massa di bands Heavy Metal che escono ogni anno sul mercato discografico, chi ama le sonorità che si rifanno agli anni ’80 probabilmente troverà questo lavoro di suo gradimento anche se, ripeto, nel genere c’è sicuramente di meglio.