Recensione: King of the Grey Islands
Anno 1986, data di uscita di quell’Epicus Doomicus Metallicus’ che invase il mondo intero gettando le basi per quello che sarebbe stato il doom metal di stampo moderno, seguito nei successivi tre anni da altrettanti immensi capolavori del calibro di ‘Nightfall’, ‘Ancient Dreams’ e ‘Tales Of Creation’ che proiettarono i Candlemass sull’olimpo degli Dei del metal mondiale. Nel 1990 viene rilasciato un album live, seguito da discussioni interne che portano all’abbandono del gruppo da parte del singer storico Messiah Marcolin. Gli anni successivi sono caratterizzati da vari e discutibili cambi di rotta musicali da parte della band che si scioglierà a causa del fallimento dopo l’uscita del mediocre ‘Chapter VI’. Nel 2004 i Candlemass annunciano la reunion della formazione classica e rilasciano un nuovo album intitolato semplicemente ‘Candlemass’. Nel 2007 dopo un lungo periodo di presunte notizie, smentite e annunci vari degni di una soap opera, la band si ritrova nuovamente orfana di Messiah Marcolin, pochi mesi dopo verrà annunciato l’ingresso di Robert Lowe, frontman dei Solitude Aeturnus.
‘King Of The Grey Islands’ è l’album che apre le porte alla nuova era dei Candlemass; un lavoro che non si allontana più di tanto dal sound classico della band che sembra non aver per niente accusato il colpo dopo gli ultimi episodi che hanno portato all’abbandono di Messiah Marcolin e che anzi, sembra rivivere una seconda giovinezza grazie anche ad un songwriting d’alti livelli ad opera di un Leif Edling ispiratissimo e ad un Robert Lowe riuscito ad integrarsi nell’ambiente della band svedese in pochissimo tempo dando la prova di tutto il suo valore.
Il Re-Teschio troneggia nella copertina del disco; odio, depressione, disperazione e distruzione sono i temi che compongono i dieci pezzi di ‘King Of The Grey Islands’, testi epici e oscuri come nella migliore tradizione di casa Candlemass. L’inizio del disco è affidato ad un granitica Emperor Of The Void; un pezzo veloce e di forte impatto che si orienta su quegli spunti heavy già sentiti nell’album precedente. Il disco cambia linea dinamica con le successive Devil Seed e Of Stars And Smoke, due pezzi lenti e soffocanti caratterizzati da un ritornello sognante che mette in risalto le ottime qualità vocali del nuovo entrato Robert Lowe. L’album scorre lento e lineare passando fra il tempo marziale dell’ipnotica Demonia 6 (forse il pezzo più bello dell’intero lavoro) la depressiva ed incantevole Destroyer, le sublimi Man Of Shadows e Clearsight che invadono ossessivamente l’orecchio dell’ascoltatore trascinandolo in un vortice oscuro che sembra essere senza alcuna via d’uscita. Si arriva verso la fine con la lunghissima e splendida Embracing The Styx che chiude un’album lento, ossessivo e nonostante tutto ciò, non di certo noioso, ma che risplende in tutta la sua luce nera e che mette in mostra le singole abilità tecniche di ogni singolo componente del quintetto svedese.
Per concludere, King Of The Grey Islands è un disco difficile da digerire fin dal primo ascolto a causa della mancanza della voce di Messiah Marcolin, ma con un Robert Lowe dietro al microfono che riesce a dare una luce diversa ai pezzi, grazie anche ad uno stile di canto per nulla statico ma che riesce a passare facilmente da tonalità basse ed ossessive a livelli più acuti e melodici. Un’album che non ha nulla da invidiare al suo predecessore e che sicuramente conquisterà anche il cuore dei fan più esigenti della band svedese.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
Tracklist:
01 Prologue
02 Emperor Of The Void
03 Devil Seed
04 Of Stars And Smoke
05 Demonia 6
06 Destroyer
07 Man Of Shadows
08 Clearsight
09 The Opal City
10 Embracing The Styx
Line Up:
Robert Lowe – Vocals
Mats “Mappe” Björkman – Guitars
Lars “Lasse” Johansson – Lead guitar
Leif Edling – Bass
Jan “Janne” Lindh – Drums