Recensione: Kingdom Of Vanity

Di Daniele D'Adamo - 17 Febbraio 2013 - 0:00
Kingdom Of Vanity
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Anno: 2013
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Ancora una volta (cfr.: Idols For Dinner) l’attacco deathcore giunge dalla Francia e non dalla Germania. I Right To The Void, formatisi nel 2007, dopo il canonico demo (“It Has To Be Done”, 2010) danno alle stampe il debut-album “Kingdom Of Vanity”. Registrato presso i MathLab Recording Studios di Prato con la supervisione del produttore Jonathan Mazzeo (The Way Of Purity, Mechanical God Creation, …), missato e masterizzato dal canadese Christian Donaldson (The Agonist, Beneath The Massacre, Cryptopsy, …), il full-length presenta tutte le carte in regola per aumentare la visibilità internazionale della nostrana Wormholedeath Records.  

Specificato il genere, occorre porre innanzitutto in evidenza due elementi che rendono “Kingdom Of Vanity” un lavoro davvero maturo e professionale: la perfezione del suono, rifinito con precisione in ogni particolare nonostante una potenza in gioco altissima e debordante, e la bravura esecutiva dei Nostri, secondi a nessuno se si tratta di discutere di death metal e hardcore messi assieme. Il disco esplode letteralmente negli speakers in tutta la sua devastante furia demolitrice ma, al contempo, consente ai più pignoli di cogliere ogni minima sfumatura che disegnano Paul e i suoi compagni.

Come da tradizione, difatti, il muro di suono costruito dalla band è immenso nonché durissimo; tuttavia non si ha mai la sensazione che la band medesima perda, nemmeno per un secondo, la bussola della giusta direzione cui proseguire durante il cammino. Paul stesso e il suo pard Gauthier macinano una quantità impressionante di riff hardcore/thrash, compressi e stoppati dal palm-muting, a volte accordando un po’ più basso rispetto al solito, non disdegnando peraltro di inerpicarsi in arzigogoli vari con soli laceranti e veementi. La sezione ritmica è precisa come un cronometro svizzero e anche se Guillaume (impeccabile nell’alternare growling a screaming) si limita a riempire gli spazi fra le chitarre e poco più, essa produce una buona dose di varietà grazie al drumming indiavolato di Hugo, possente sia nei tremendi mid-tempo, sia nei travolgenti blast-beats.

“Kingdom Of Vanity”, però, perde punti se ci si focalizza sull’aspetto meramente artistico della questione. Ed è un peccato, date le premesse iniziali. Il songwriting non è male: le canzoni si presentano con una struttura senza pecche e, nell’insieme, propongono il medesimo stile di base e una costante consistenza. Pure il loro tono non è da buttar via, intrappolato in un mood drammatico e piuttosto malinconico. Allora, cosa c’è che non va? Semplice: dopo qualche ascolto fa capolino la noia. E il motivo di ciò non è d’immediata comprensione. Tutto parrebbe girare per il verso giusto, poiché la formazione di Saint-Alexandre non manca di inserire qualche passaggio melodico che, come da programma, dovrebbe addolcire un minimo la naturale violenza del sound. Invece questo non accade e, alla fine, non rimane che demandare alla percezione di ‘quel qualcosa in più’ che, qui, non c’è.

Tutto ‘bello’, tutto ‘impeccabile’, tutto ‘al posto giusto’ ma, quasi incredibilmente, non si accende la scintilla e, di conseguenza, il platter non decolla. Non rimane, allora, che imputare questo difetto a una mancanza di personalità congenita nei musicisti di saper marcare con decisione le proprie composizioni con un carattere tale da farle… esplodere. Nonostante, e qui non ci sono motivi di censura, in certi momenti (“Phœnix”) la pressione sonora sia davvero spaventosa.

Tirando le somme, in conclusione, “Kingdom Of Vanity” è il classico album senza infamia né lode, sicuramente ben oltre la sufficienza ma per meriti più costruttivi che estetici. E i Right To The Void, ragionando per analogia, si possono definire bravi… ma non abbastanza.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce

01. Like A Disease 0:38
02. Phœnix 3:30
03. World Decay 3:15
04. A Black Conclusion 5:08
05. War Of Glory 3:39
06. In Oblivion 0:54
07. Reborn From Ashes 2:17
08. Again And Again… Until The End 4:18
09. Kingdom Of Vanity 4:59
10. Stay 3:51
11. We Have Failed 5:34

Durata 38 min.

Formazione

Guillaume – Voce/Basso
Paul – Chitarra
Gauthier – Chitarra
Hugo – Batteria
 

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