Recensione: Knot Over
In questi ultimi anni il ritorno di vecchi leoni dell’hard’n’heavy silenti da secoli non fa più notizia. Ci sarebbe piuttosto da interrogarsi sul perché di questa fenomenologia. Se le sonorità e le band d’antan attirano l’interesse degli appassionati vi sarà pure un motivo, molto probabilmente da ritrovare nella asetticità delle nuove leve oppure solamente per il fatto che il pubblico legato alla musica dura è mediamente stagionato e preferisce riscoprire antichi caproni anziché rischiare sulla novità dell’ultima ora.
E’ di poche settimane fa il ritorno sulle scene dei greci Silver Risc, o Silver R.I.S.C che dir si voglia. Nati nel 1989 ad Atene, esordirono su full length nel 1993 grazie ai servigi della Molon Lave Records che diede alle stampe il loro debutto Anything She Does. Per qualche anno se la giocarono piuttosto bene bene, calcando i palchi del loro Paese con una certa continuità e dividendosi in periodi alterni lo scettro di miglior hard rock band greca insieme con Raw Silk e Trade Mark.
Poi di loro si persero le tracce anche se vari componenti il gruppo rimasero stabilmente nel mondo della musica: il fondatore Dimitris Gasparatos affinò la propria tecnica chitarristica tanto da divenire uno dei guitar hero più riconosciuti in terra ellenica, il suo sodale Spiros Fousekis si accasò con i Danger Angel e i Flyng Mercury mentre sia il bassista D.M che il batterista Tony V. si specializzarono come session man sia in studio che dal vivo.
Nel 2019 avviene la storica reunion che porta i suoi frutti concreti nel dicembre del 2023 per il tramite di Knot Over, un nuovo album licenziato sotto l’egida della No Remorse Records. Il Cd si accompagna a un libretto di dodici pagine con tutti i testi e una foto della band nelle due centrali. Copertina a firma di Cherokee Papadopoulos.
Il tempo, per i Silver Risc, pare essersi fermato a trent’anni fa. Musicalmente, infatti, non sono mutati di una virgola, come da aspettativa dei vari fan. La ricetta è quella consolidata: solido hard rock dalle tinte melodiche sfociante talvolta nell’Aor con sferzate di sano Metallo alla bisogna.
La voce di Dimitris Gasparatos è una garanzia in materia e la band sforna nove tracce inedite per un totale di poco meno di tre quarti d’ora di musica, ben suonata.
La canzone posta in apertura, “Anna”, mette le cose in chiaro se mai ve ne fosse bisogno, andando a costituire la summa della proposta dei greci: chitarre belle massicce, sezione ritmica sostenuta e miele quanto basta. Nel momento in cui calano i ritmi i ritmi i Silver Risc affondano ulteriormente il colpo: “Cry No More” e soprattutto “Nothing For Me” sono lì a dimostrarlo. Rimanendo in tema, highlight del disco si conferma la struggente “She Smiles To The The Rainbow”. Piacevoli gli episodi tipicamente rock’n’roll quali “The Sinner”, “Bad Person” e “Wasted Tears”. Straniante e affascinante “Trapped Under Ice”, posta in chiusura, una semi acustica dalle tonalità epiche con crescendo sul finale.
Knot Over è quello che la gente si attende dai Silver Risc: un disco stereotipato, onesto e piacevole. Un po’ Whitesnake e un po’ Bon Jovi, con in mezzo Axel Rudi Pell e Cinderella.
E tanto basta.
Whellcome back, Silvers!
Stefano “Steven Rich” Ricetti