Recensione: Kosmokrator [Magnificat II]

Di Daniele Balestrieri - 7 Gennaio 2006 - 0:00
Kosmokrator [Magnificat II]
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Anno: 2005
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79

Ritorna Argento e i suoi Spite Extreme Wing qualche tempo dopo il più che buono Non Dvcor, Dvco con quello che non si può definire nuovo album a tutti gli effetti, ma una raccolta di canzoni pre-periodo Magnificat (da cui il sottotitolo Magnificat II) che in parte costituivano dei demo e in parte (vedi “Il Tempio ad Est”) degli estratti di un progetto parallelo mai venuto alla luce.
Come informa in modo lapidario il libretto, Kosmokrator è stato registrato in soli due giorni all’interno di una chiesa romanico-gotica del XII sperduta da qualche parte nel ponente ligure, il cui nome però non viene rivelato ma solo sussurrato con un indizio all’interno del libretto stesso.
Se registrare un album black metal in una chiesa può far sorridere i più lontani da questa cultura, in realtà il mischiare il cosiddetto sacro con il profano può essere derivativo, dal momento che la stessa band ci informa che, come in Non Dvcor, Dvco, è stato utilizzato il naturale riverbero delle antiche pietre della struttura per dare forma e sostanza al suono.
Gli Spite Extreme Wing non sono nuovi a particolari innovazioni per differenziarsi dalla massa di band neoblack metal che imperversano in mezza Europa; lo stesso tema trattato, un ben organizzato ritorno alle origini della cultura latina, classica e neoclassica, è vivido nelle loro radici e nel loro modo di suonare, che ricorderà ai più nostalgici alcuni precisi momenti della storia italiana, antica e moderna.
Il comparto musicale rivela ancora la naturale esperienza della band, con Argento alle chitarre e voce, Azoth al basso e ai tasti e Fog alla batteria. Il black metal suonato è il classico della band ligure, tirato, martellante, con un ottimo screaming e una suddivisione melodica delle tracce quasi mai banale, sebbene sofferente della ridondanza tipica di quel black senza compromessi.

Vi sono però diversi punti di rottura all’interno della tracklist, a iniziare dall’usuale intro tratta dai Carmina Burana di Orff a proseguire con una strumentale del gusto a metà tra il mediterraneo e l’est-europeo, di nome “Vvltvs” – una breve epopea scandita da una gran chitarra acustica e un coro maschile di sfondo, di grande valore artistico specie per la sua posizione, tra la tiratissima “Deo Soli Invicto” e l’altrettanto martellante “Monvmentvm“. Notevole la lunga strumentale “Il Volo del Bicorne“, rifacimento del 2003 dell’ultimo brano di Magnificat (“Viaggio di ritorno”) a opera di Morgan Bellini, musicista e amico della band. Spicca tra le mie preferite la title track, “Kosmokrator“, più cadenzata rispetto alla brutalità delle tracce centrali, e intervallata da un momento goliardico di gran coinvolgimento.

Purtroppo il libretto manca dei testi tranne che per “Il Tempio ad Est“, che incidentalmente è anche la canzone più chiara di tutte, facilmente comprensibile da qualunque italiano con una buona soglia di attenzione.
Ancora una volta lodevole tentativo della compagnia d’Argento, bel concept, sia grafico che tecnico, e un piacere per coloro che cercano nella musica italica gli antichi fasti di quel mondo misterico primordiale che tante menti ha ispirato e continua a ispirare.

TRACKLIST:

1. L’Inizio
2. Il Tempio ad Est
3. Kosmokrator
4. Deo Soli Invicto
5. Vvltvs
6. Monumentvm
7. Clermont
8. Il Volo del Bicorne

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