Recensione: Krighsu

Di Daniele D'Adamo - 15 Marzo 2016 - 0:01
Krighsu
Band: Wormed
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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82

S-P-A-V-E-N-T-O-S-I!

Assolutamente, impareggiabilmente spaventosi!

Gli spagnoli Wormed sconquassano un’altra volta il globo terracqueo, tre anni dopo il fenomenale “Exodromos”, con la loro nuova creatura: “Krighsu”.

Agghiacciante viaggio nell’iper-spazio a bordo di una navicella spinta dall’immensa energia che si sprigiona dalle chitarre di J. Oliver e Migueloud, dal basso di Guillemoth e dalla batteria di G-Calero, sovrastate dall’inumano inhale del comandante Phlegeton. Non solo energia ma, anche e soprattutto, tecnica. Tecnica di esecuzione ai massimi livelli mondiali, forse la migliore mai ascoltata su disco. Davvero, impossibile non restare affascinati, storditi, annichiliti dallo stratosferico technical death metal messo già con così tanta grinta e determinazione dai cinque madrileni.

Stupefacente lo spessore del mood, rarità in un genere dalla fredda applicazione della più complicata e astrusa teoria musicale. Gli inserti ambient di taglio totalmente fantascientifico regalano alle orecchie dei più ardimentosi momenti di godimento sonoro assoluto, quando fungono da la per song mostruosamente tentacolari, come la terremotante “Zeroth-Energy Graviton”, devasto termonucleare che si propaga ad angoli diedri e alla velocità della luce nell’immensità dello Spazio profondo. 

La perfezione del sound di “Krighsu” è di quelle che lasciano il segno: non sarà facile per nessuno, far di meglio. Il riffing dei due Maestri d’ascia è denso come la materia che coagula un buco nero. Riff su riff s’incastrano, si rivoltano su se stessi, si strappano dal continuum dello spazio-tempo per lanciarsi nelle pieghe della materia oscura. La tenebrosa anima dei Wormed emerge con rabbia ancestrale ovunque, soprattutto nell’insostenibile delirio sonoro della suite finale “Molecular Winds”, probabilmente l’episodio migliore del CD dopo l’inarrivabile follia scardinatrice della già menzionata “Zeroth-Energy Graviton”. Facile immaginare, durante la trance ipnotica, maestose navi da combattimento aliene pilotate da esseri metà macchina, metà agglomerati di carbonio; mondi dall’indefinibile struttura terracquea; galassie sconfinate e caleidoscopiche nebulose dominate dal gelido blu scuro.

Riuscire a trovare l’esatto bandolo della matassa di “Krighsu” è impresa impossibile. Troppa, la materia che lo compone, per discernerla al 100%. Meglio, allora, lasciarsi andare e trasportare dal vento solare attraverso i pianeti, gli asteroidi e le comete; lasciarsi possedere dai metalli pesanti che forgiano brani violentissimi quali per esempio “Pseudo-Horizon” o l’assurda “Agliptian Codex Cyborgization”, sferzata dalle scudisciate elettrostatiche eiettate dalle corde alte delle chitarre.  

Ovviamente non c’è alcuna melodia, in campo, e tantomeno la minima indecisione d’attacco. Il sound dei Wormed è frutto di una preparazione decennale, costruito con massima cura e pazienza, adulto e completamente formato. Una sensazione di sicurezza che trapassa da parte a parte tutte le canzoni, che segna la differenza fra una buona e una grande band di technical death metal.

È altrettanto ovvio, infine, che “Krighsu” necessiti di altrettanta devozione alla causa da parte di chi ascolta. Di primo acchito, difatti, il disco potrebbe apparire come una mera dimostrazione di talento da parte dei Nostri. E sarebbe un guaio, poiché si perderebbe la percezione dell’anima artistica che pulsa nelle loro vene, come dimostra l’orchestrazione (sic!) in sottofondo allo scempio di membra che si compie in “Eukaryotic Hex Swarm”

Dolori da super-G, ovunque!  

Daniele D’Adamo

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