Recensione: Krònothor
Fra le band passate in rassegna negli ultimi tempi, sicuramente gli Icy Steel – insieme con i Menace -posseggono l’immagine e il physique du rôle che inducono a far ben sperare nella loro proposta musicale, che è poi quello che conta, sia ben chiaro. Nati ufficialmente nel 2005, dopo tre anni di incubazione, sulla fortissima spinta di due dannati dell’HM come Stefano “Icy Warrior” Galeano e Tristan – Roberto Ladinetti, i Nostri approdano oggi al terzo appuntamento discografico ufficiale, che segna anche il ritorno in patria per quanto attiene l’etichetta: finito il doppio capitolo con la Pure Steel Records è oggi la volta della indomabile My Graveyard Productions.
Krònothor, questo il titolo del disco, si accompagna a un booklet di dodici pagine concepito professionalmente, con foto dei singoli musicisti e della band, oltre che tutti i testi dei pezzi.
Il Sardinian HM degli Icy Steel inizia con la strumentale Spacecraft, costruita su di un riffing portante ficcante, che si concede la giusta tregua solo per ingaggiare interessanti duelli con l’altra chitarra. Dopo qualche passaggio melodico è l’urlo di guerra di Stefano Galeano a dare il “La” a The War Within, brano che si assesta su di un mid tempo dalle connotazioni epiche ben riuscito, forte di un suggestivo momento acustico appena dopo la metà del pezzo. Memories From The Past è il classico tributo degli ‘Steeler alla scuola di stampo eroico made in USA che tanto ha seminato nei formidabili anni Ottanta. Che i sardi, poi, fondino il proprio Metallo sulle chitarre è cosa ormai acclarata, i sei minuti scarsi del pezzo numero tre del lotto, appunto, se mai servisse, sono lì a convalidarlo per i posteri.
Astrologic Centuries dà prova che Mister “Icy Warrior” oggi come oggi sia a proprio agio tanto con un maglio che con un fine lavorato di pizzo, tanto per fare un esempio calzante. An Epic Love, come da titolo, conferma quanto ci potrebbe aspettare, in ambito magniloquente. Earth… va a scomodare le atmosfere Ferro&Fuoco dei Manowar periodo Into Glory Ride …Wind… è pezzo liquido di estrazione anni Settanta, sponda Pink Floyd, per quanto attiene la prima parte, per poi esplodere in una cascata di Metallone Docg con Dick Laurent dei Cadaveria nella parte di special guest addetto all’assolo e infine tramutarsi nella agrodolce e strumentale …Sky, a chiudere il trittico.
Da una dichiarazione d’intenti come King Without Kingdom non poteva che scaturire un attacco di stampo epico in piena regola e infatti non si resta di certo delusi dopo i cinque minuti e rotti di durata della canzone. Chiusura affidata a Return To Roots & Follow The Flag, brano diviso in due con la prima, angelica sezione strumentale e la seconda da urlo, dopo un po’ di secondi pausa in pieno trip Eighties fra riff durissimi di marca NWOBHM a dimostrare che gli Icy Steel ci sanno ancora fare alla grande anche quando si tratta di scrivere un pezzo di heavy fucking metal in your face dalle trame straclassiche.
Passano gli anni e passano gli album, ma per gli Icy Steel rimane inalterata la qualità della proposta, con gli opportuni distinguo in base al periodo storico della sua realizzazione. La band isolana continua quel cammino di crescita che oggi la porta a comporre pezzi che sanno fornire nella stessa misura acciaio in mezzo ai denti e spunti adulti degni di un ensemble ormai maturo che senza rinnegare alcunché è stato capace di spingersi oltre la propria formula collaudata, anche grazie agli innesti, in qualità di ospiti mai ingombranti, di Ilaria Celeste al flauto e Gian Mario Solinas all’Hammond.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklist:
1. Spacecraft
2. The War Within
3. Memories From the Past
4. Astrologic Centuries
5. An Epic Love
6. Earth…
7. …Wind…
8. …Sky
9. King Without Kingdom
10.Return to Roots & Follow the Flag
Line-up:
Stefano “Icy Warrior” Galeano – vox, guitar
Tristan – Roberto Ladinetti – bass
Pietro Bianco – guitar
Flavio Fancellu – drums