Recensione: KRRH

Di Daniele Balestrieri - 8 Maggio 2008 - 0:00
KRRH
Band: Kaiserreich
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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61

Copertina in bianco e nero, logo illeggibile, titolo stridente come degli artigli che grattano il ghiaccio, disco macchiato di sangue e libretto minaccioso come una notte senza luna: i Kaiserreich sono una di quelle band che bisognerebbe presentare a chiunque osa annunciare che il black metal è ormai morto e sepolto.
Provenienti dall’Italia e alfieri di un interessante “North Italian Black Metal” (ognuno si arrangia con il nord che ha sotto mano!), i quattro neri sbandieratori bresciani che rispondono ai piacevolmente tradizionali nomi di Abraxas, Krieg, Serpent Est e Necrobosco mettono le proprie idee in chiaro senza troppi giri di parole: black metal puro, feroce, thrashoso, al fulmicotone e senza alcuna pietà.

Ancora le otto canoniche tracce, ancora citazioni velenose in italiano, inglese e latino e ancora un prodotto realizzato con tutti i crismi del caso: una produzione non propriamente cristallina ma adeguata al genere, chitarre selvaggge e soprattutto riff brevi e orecchiabili che riportano la mente a dischi sacri come Transilvanian Hunger e i primissimi Satyricon. I rallentamenti melodici dosati a regola d’arte, gli scream laceranti disposti abilmente in una scacchiera che gronda ovunque Darkthrone e Immortal e i nobili inserti gridati del piccolo capolavoro che è “Cross as Diadem” – l’unico refolo di freschezza compositiva dell’album – riportano alla mente scenari old-school scandinavi che non fa mai male rimestare e non lasciare nel dimenticatoio.
Il più grande pregio, e nel contempo il più grande difetto, di questo KRRH è proprio l’estrema tradizionalità dell’intera opera. Questo è un esame universitario di Black Metal ferale e primigenio. La forma è perfetta, la sostanza canonica e il “feeling” marcio e penetrante è tranquillamente nell’aria.
Nulla di meno e, ahimé, nulla di più. Il sentiero calcato dai nostri quattro prodi è stato percorso così tante volte negli ultimi 20 anni che ormai è diventato una trincea nella quale è facile nascondersi e confondersi. Il nuovo millennio si aspetterebbe qualcosa di più per emergere dall’oscurità, sempre che ovviamente sia una prerogativa di chi, magari, in piena filosofia dannatamente ‘nineties’, il black metal intende vomitarlo indipendentemente dalle opinioni del pubblico e dal mercato capitalista senz’anima delle etichette.
Lo scopriremo presto: mi auguro che le tante potenzialità dei Kaiserreich non rimangano sopite sotto a quello strato di melma old school che ormai inizia a diventare leggermente stantio.

TRACKLIST:

1. Aurora Bleeds
2. A Noi la Notte
3. Ravencrowned
4. Aletheia miit Veritas Mundi
5. Cross as Diadem
6. Kriegsangshelvete
7. Reptile Crescendo
8. Requiem Division 7,62

Bonus Tracks :

9. Ravencrowned (Live)
10. Brand By The Scar (Live)
11. Requiem Division 7,62 (Live)

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61