Recensione: Kult of the Raven

Di Daniele D'Adamo - 3 Gennaio 2019 - 17:15
Kult of the Raven
Band: Nattravnen
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2018
Nazione:
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82

Non sempre quando dei mostri sacri del metal uniscono le loro forze, quel che viene fuori è di buon livello. È accaduto tante volte in passato, accade tante volte adesso, accadrà tante volte in futuro.

Stavolta, però, è diverso.

I due geni del death metal Jonny Pettersson e Kam Lee, musicisti dal curriculum impressionante [Pettersson: Ashcloud, Gods Forsaken, Heads For The Dead, Henry Kane, Pale King, Skineater, Ursinne, Wombbath, ecc. –  Lee: The Grotesquery, ex-Death, ex-Massacre, ex-The Skeletal, ex-Mantas, ex-Kauldron, ex-Phlegethon, ecc.], hanno dato vita due anni fa al progetto Nattravnen che, ora, partorisce la sua primogenita creatura discografica, il debut-album “Kult of the Raven”.

Pure loro due, in talune occasioni, non hanno convinto pienamente quando si sono uniti ad altri talenti metal, deludendo le attese per risultati dal valore mediocre.

Non questa volta.

Subito, l’opener-track ‘The Night of the Raven’ induce a comprendere che “Kult of the Raven” è un full-length semplicemente devastante. Dopo l’agghiacciante canto dei corvi, la song parte alla velocità della luce, alimentata dai furibondi blast-beats della drum-machine; prodotta coerentemente con il resto della strumentazione per un suono straripante potenza da tutti i pori. Ottimo l’utilizzo delle orchestrazioni, atte, oltre ad amplificare l’immane potenza del platter, ad inspessire e approfondire un sound comunque già esplosivo, totale.

Al secondo brano, un mostruoso mid-tempo che risponde al nome di ‘Suicidium, the Seductress of Death’, ci si rende conto che i Nattravnen hanno pochi rivali, in materia di completa annichilazione. Tant’è vero che saltano in mente act-mitragliatori tipo Myrkskog, Zyklon, Anaal Nathrak. Veri scempi messi sulla Terra per portare a compimento il sublime atto dell’integrale dissoluzione di tutto ciò che è materia. ‘Corvus Corax Crown’ è letteralmente spaventoso, nel suo super-attacco fonico alle cellule cerebrali. Incredibilmente, non mancano segmenti melodici ma anche questo è un + da sommare al giudizio complessivo di un LP per fan abituati a stazionare all’interno dei territori della follia. Ove esplode la trance ipnotica da hyper-speed. Stordimento, capogiri, visioni, allucinazioni.

Pettersson e Lee, in due – e si sottolinea in due – , riescono a costruire un muro di suono immenso nelle sue coordinate spazio-temporali. Sì, perché “Kult of the Raven” è un’opera che non si può dimenticare facilmente. Anzi, come più su accennato, va ad assestarsi accanto ai CD più distruttivi di tutti i tempi. Le raggelanti accelerazioni che si percepiscono in ‘Upon the Sound of Her Wings’ sono qualcosa che è impossibile descrivere a parole. I watt in gioco sprizzano scintille a mano a mano che i passaggi procedono, finendo per intrappolare l’incauto ascoltatore che ha osato percorrere più volte l’impossibile viaggio da ‘The Night of the Raven’ a ‘Kult av Ravnen’.

Quel che colpisce, ancora, è la circostanza che vede ogni singola song diversa dalle altre. Il titanico wall-of-sound non presenta alcuna incrinatura nel suo spessore esagerato ma porta su di sé, vergate con la mitragliatrice, tutte le tracce del lavoro. Obbedienti, nessuna esclusa, al fenomenale stile messo giù dai Nattravnen. Fenomenale non tanto per la proposizione di novità memorabili, quanto per la realizzazione di qualcosa di eccezionale, fuori dagli schemi; divergente, anche, dagli estremi più estremi del metal oltranzista.

Dopo scariche e scariche di potenza sonora assurda nell’accezione positiva del termine, l’atmosfera pare placarsi con ‘The Anger of Despair When Coping with Your Death’, dotata di un accattivante (sic!) impianto armonico. Sbagliato. Dopo un incipit che illude la tregua, il pezzo parte alla velocità delle particelle sub-atomiche raggiungendo vette di altissima rarefazione, trapassando l’esosfera a mò di Space Shuttle. Semplicemente spaventosa ‘Kingdom of the Nattravnen’, apportatrice di tenebra per la mente umana, sfiancata da un’esagerazione che non mostra mai la corda, grandiosamente costante lungo tutta la durata dell’incredibile album. Come esemplifica, ancora una volta, una canzone. Stavolta l’ultima, la closing-track: ‘Kult av Ravnen’.

“Kult of the Raven” è un debut-album eccezionale, contente molti elementi d’interesse a partire da un sound unico al Mondo, o quasi. Il che dimostra inequivocabilmente che, quando c’è l’estro, la voglia, la passione, il talento, si possono raggiungere traguardi impensabili, come mostrano con grande decisione e determinazione Jonny Pettersson e Kam Lee, promossi con lode.

Sfascio assoluto!

Daniele “dani66” D’Adamo

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82