Recensione: Kvass
Sette anni, tanto è passato dall’ultimo segnale di vita di Dolk e dei suoi
Kampfar, praticamente una one-man band espansa col tempo per poter affrontare la vita da palco: e c’è da dire che contro tutte le aspettative il disco del ritorno,
Kvass, colpisce in pieno il bersaglio.
L’essenza viking/black del gruppo non si è nemmeno lontanamente
affievolita, così come la capacità di essere evocativi (a partire dalla classica ma splendida cover) e di scrivere pezzi affascinanti, come quelli che più o meno uniformemente fanno parte di questo come-back; e che, a voler essere pignoli, difettano solo di un po’ di concisione, necessaria a volte per non eccedere nella lunghezza dei brani stessi, che essendo basati su tempi solitamente medi rischiano di risultare alla lunga un po’ ripetitivi.
Ma sono i singoli riff a trasudare un feeling da brividi, come nella ripresa semi-acustica di
Til Siste Mann o nell’attacco folkeggiante di Ravenheart (Son of
Valraven), forse la più battagliera (e una delle migliori) del lotto; singoli capitoli di una lunga storia iniziata 12 anni fa e passata attraverso capolavori
(Mellom Skogkledde Aaser, il celeberrimo EP Norse) indimenticabili e che il nuovo
Kvass, pur non raggiungendoli, sa richiamare. Anzi, fa quasi impressione il constatare quanto questo gruppi sia rimasto immune dai cambiamenti della scena metal
moderna, quasi fosse stato ibernato per tutti gli ultimi anni e vivesse ancora della linfa creativa degli anni ’90, il che non può che farci piacere, visti i risultati finali!
L’impressione che si ricava da Kvass è quella di una band
rimasta congelata appunto nelle pieghe del tempo, convinta della bontà della
propria ispirazione ormai decennale ed assolutamente restia a lasciarne le linee
guida: Dolk, vero mainman del gruppo, si appiglia con decisione alle
atmosfere tipiche dei nineties, decidendo solo di mediarle attraverso un
suono parzialmente rinfrescato. La produzione aiuta, grazie ad una pulizia non
asettica ma emozionale, e consente alle vere sonorità Kampfar di uscire
esattamente come ideate, senza problemi di budget, strumentazione e quant’altro.
E ora speriamo solo di non dover aspettare altrettanto per il prossimo episodio della saga…
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Lyktemenn 08:14
2. Til Siste Mann 07:33
3. Ravenheart 06:43
4. Ildverden 09:45
5. Hat Og Avind 06:13
6. Gaman Av Drømmer 07:30