Recensione: Kvass

Di Alberto Fittarelli - 8 Luglio 2006 - 0:00
Kvass
Band: Kampfar
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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76

Sette anni, tanto è passato dall’ultimo segnale di vita di Dolk e dei suoi
Kampfar, praticamente una one-man band espansa col tempo per poter affrontare la vita da palco: e c’è da dire che contro tutte le aspettative il disco del ritorno,
Kvass, colpisce in pieno il bersaglio. 

L’essenza viking/black del gruppo non si è nemmeno lontanamente
affievolita
, così come la capacità di essere evocativi (a partire dalla classica ma splendida cover) e di scrivere pezzi affascinanti, come quelli che più o meno uniformemente fanno parte di questo come-back; e che, a voler essere pignoli, difettano solo di un po’ di concisione, necessaria a volte per non eccedere nella lunghezza dei brani stessi, che essendo basati su tempi solitamente medi rischiano di risultare alla lunga un po’ ripetitivi. 

Ma sono i singoli riff a trasudare un feeling da brividi, come nella ripresa semi-acustica di
Til Siste Mann o nell’attacco folkeggiante di Ravenheart (Son of
Valraven)
, forse la più battagliera (e una delle migliori) del lotto; singoli capitoli di una lunga storia iniziata 12 anni fa e passata attraverso capolavori
(Mellom Skogkledde Aaser, il celeberrimo EP Norse) indimenticabili e che il nuovo
Kvass, pur non raggiungendoli, sa richiamare. Anzi, fa quasi impressione il constatare quanto questo gruppi sia rimasto immune dai cambiamenti della scena metal
moderna
, quasi fosse stato ibernato per tutti gli ultimi anni e vivesse ancora della linfa creativa degli anni ’90, il che non può che farci piacere, visti i risultati finali! 

L’impressione che si ricava da Kvass è quella di una band
rimasta congelata appunto nelle pieghe del tempo, convinta della bontà della
propria ispirazione ormai decennale ed assolutamente restia a lasciarne le linee
guida: Dolk, vero mainman del gruppo, si appiglia con decisione alle
atmosfere tipiche dei nineties
, decidendo solo di mediarle attraverso un
suono parzialmente rinfrescato. La produzione aiuta, grazie ad una pulizia non
asettica ma emozionale, e consente alle vere sonorità Kampfar di uscire
esattamente come ideate, senza problemi di budget, strumentazione e quant’altro.

E ora speriamo solo di non dover aspettare altrettanto per il prossimo episodio della saga…

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Lyktemenn 08:14 
2. Til Siste Mann 07:33 
3. Ravenheart 06:43 
4. Ildverden 09:45 
5. Hat Og Avind 06:13 
6. Gaman Av Drømmer 07:30

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