Recensione: Kveldridhur

Di Alessandro Zaccarini - 7 Ottobre 2006 - 0:00
Kveldridhur
Band: Kromlek
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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68

Nuova band per le fauci di tutti coloro che amano volgere la loro attenzione ai gruppi debuttanti e alle nuove leve della scena viking-folk: i Kromlek.

Arrivano dalla Germania centrale, nello specifico da Schweinfurt (sì, nome davvero singolare), ma il loro orientamento musicale è decisamente rivolto verso levante, in direzione di quel panorama est-europeo costellato di una miriade di piccole band che trovano i propri tratti distintivi nelle ritmiche mithotyniane e nelle tastiere costruite su archi piuttosto semplici e sintetici. Alla Hin Onde, se vogliamo.

I Kromlek hanno sicuramente il loro punto di forza principale nell’assortimento di soluzioni disponibili, che vanno dal folk metal più canonico a intrusioni di metal classico (la chitarra nella parte lenta della title-track sembra uscita dai primissimi Iron Maiden) passando per diversi orientamenti del pagan europeo. Da qualche melodia vagamente Finntroll a una Strandhagg Pt. I che risuona degli Amon Amarth “di mezzo” sia nel riffing che nei momenti in growl di Alphavarg, a una Ode an den Feuergott che mette scena melodie orientaleggianti di lontanissima reminiscenza Amorphis.

Questa ricchezza è anche la fonte di diversi problemi, primo fra tutti quello di riuscire a creare un filo conduttore in un album che suona troppo spezzettato e poco longilineo, anche alla luce di quanto possa essere difficile, specialmente per una band debuttante, governare influenze così varie e che prevedono approcci notevolmente diversi.

Infatti, nonostante composizioni discretamente varie, ciò che oggi manca ai Kromlek è soprattutto lo spessore strumentale, quegli arrangiamenti in fase di song-writing e produzione che donano ai pezzi la profondità necessaria. In ‘Kveldridhur’ i brani sono da questo punto di vista molto ingenui, ma è un difetto che in un debut album ci può benissimo stare.

In attesa di un secondo capitolo che non credo tarderà ad arrivare, anche la speranza di qualche miglioria a un suono che in questo primo lavoro risulta davvero tremendamente troppo artificiale.

Tracklist:
1. Intro: KrossaMarsch
2. KromleK
3. Strandhagg Pt. I
4. Ode an den Feuergott
5. Pilz Prinz Polka
6. Träskens näve
7. Outro: Gryning…när allt blir sten

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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