Recensione: Kyiamet Senfonisi
L’attesa
Per un momento fermatevi a riflettere.
Stendetevi sul vostro lettino, prendete le vostre adorate cuffie e chiudete gli occhi.
Il silenzio, per commemorare il primo vero istante di relax dopo un lunga giornata di lavoro; una luce fioca per accendere la vostra notte, ed una dolce melodia per riscaldare i vostri sogni.
Premete il tasto play del vostro hi-fi e lasciatevi trasportare nell’incantevole mondo targato “Almora.”
Cenni storici
Per chi non li conoscesse sono una symphonic gothic metal band proveniente da Istambul.
Nati nel 2001, dal genio del musicista Soner Canozer autore di tutte le canzoni e degli arrangiamenti ed esecutore di buona parte degli strumenti, la loro musica è una combinazione delicata di heavy metal, musica classica ed elementi di tradizionale folklore turco.
Dopo l’EP “Standing Still & Cyrano” del 2002, nello stesso anno danno alla luce la loro prima release intitolata “Gates of Time” per la label turca Zihni Müzik.
Un anno dopo, per la stessa label, daranno alle stampe un altro full lenght intitolato “Kalihora’s Song”. Ma solo con “Shehrâzad”, terza release in tre anni, i nostri riusciranno ad accaparrarsi i primi veri consensi, visto che l’album è tuttora considerato, da parte degli addetti ai lavori locali, tra i cinque migliori album metal turchi di sempre.
Nel 2006 chiudono il cerchio con “1945”, in collaborazione con il tenore della Turkish Opera Hakan Haysef.
2008
Esce “Kiyamet Senfonisi”, ultimo nato in casa Almora, dove troviamo come sempre:
Soner Canözer – mastermind, chitarra, tastiere e voce
Accompagnato per l’occasione da alcuni musicisti:
Bilge Kocaarslan – flauto
Duygu Sahin – soprano
Ogun Sanlisoy – voce
Burak Kulaksizoglu – basso
Arbak Dal – batteria
Il viaggio
Si parte con l’opener “Ay Isigi Savascisi“. Up tempo conturbante, reso ancora più evocativo dalle atmosfere magiche create dalle orchestrazioni sempre presenti in questo full-lenght.
Con la title-track il viaggio continua senza sosta. Qui i ritmi rallentano moderatamente con le atmosfere e le orchestrazioni che prendono il sopravvento sulla velocità. Il pianoforte posto all’inizio fa da traino verso un uno dei pezzi più belli ed evocativi dell’album. Qui la voce di Nihan regna sovrana, illumina la fantasia e libera da ogni prigionia.
Dopo aver sognato mondi sospesi, tra realtà e magia, un riff potentissimo di chitarra spezza l’incantesimo e spinge l’ascoltatore con tutta la sua forza verso ”Iyiler Siyah Giyer”. Il solito avvio trionfale, reso vivo dall’infallibile tappeto di tastiere, esplode in un mid-tempo terrificante. Le chitarre che prima avevano dolcemente accarezzato i nostri padiglioni auricolari, diventano delle fameliche belve assassine e la voce di Burak Soner (sarà la sua unica vera apparizione da solista nell’album) è cruda e rabbiosa, fredda, uno spettacolo nello spettacolo.
Su Masali
Con “Su Masali” si raggiunge l’apoteosi. La tempesta concede una tregua.
Un dolce fanciulla canta alla luna che regna sovrana nella notte.
Ipnotica, struggente, lentamente la canzone si consuma in un istante che sembra durare poco, ma che vale un’eternità.
Il crollo
Le atmosfere da “Mille e una Notte” rapiscono l’ascoltatore dalla sua stanza, lo trascinano in mondi che non conosce, tutto troppo bello quanto inaspettato. Ma nel momento più introspettivo, evocativo e qualitativo dell’album: il crollo.
Da “Sonbahar“ fino a “Satilik Krallar”, l’album subisce un calo inimmaginabile e verticale e con “Tilsim” si raggiunge il punto del non ritorno.
Il rammarico
Quattro battute a vuoto che deviano la gioia dell’ascoltatore verso altri lidi, con un pizzico di rammarico che si annida nella mente. Rammarico in parte sedato dalla bellissima ballad conclusiva “Gidenlerin Ardindan”, ma che non raggiunge i picchi mostruosi e maestosi di “Su Masali”.
Conclusioni
Mentre le ultime note cessano, si può certamente affermare di aver fatto un bel viaggio.
Almora, croce e delizia di un’avventura musicale nuova ed interessante, ma che nello stesso momento evidenzia come, con mezzi a disposizione migliori, il risultato non sarebbe stato totalmente diverso.
Un racconto che poteva diventare storia, ma al momento può considerarsi uno dei tanti paragrafi di questo bizzarro mondo che è il metal.
Tracklist:
01 Ay Isigi Savascisi
02 Kiyamet Senfonisi
03 Iyiler Siyah Giyer
04 Su Masali
05 Sonbahar
06 Tilsim
07 Rüzgarin Kizi
08 Satilik Krallar
09 Gidenlerin Ardindan
Ottavio “Octicus” Pariante
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