Recensione: La gran victoria del Mal

Di Alessandro Rinaldi - 4 Novembre 2023 - 0:18
La gran victoria del mal
Band: Cryfemal
Genere: Black 
Anno: 2022
Nazione:
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La Immortal Frost Productions è un’etichetta belga, specializzata nel settore della musica più estrema e che ha lanciato tanti gruppi emergenti dell’underground; tuttavia, i Cryfemal sono una band di lungo corso, fondati nel 1998, gli spagnoli hanno in bacheca ben 8 album, un paio di EP, diversi demo e split. Non dei novizi, quindi.

Il duo è composto da Ebola (Altar de defunciòn, Stormvold) alla voce e agli strumenti elettrici e Guayota ed entrambi fanno parte di progetto parallelo, ma con le stesse fondamenta: i Muert.

I nostri si riaffacciano sulla scena black, dopo l’ultimo Eterna Oscuridad, del 2020, un buon prodotto, che non ha fatto altro che confermare il percorso intrapreso dalla band. Un percorso indubbiamente ardimentoso, come dimostra la cover di La gran victoria del mal: un bellicoso blackster tatuato, probabilmente Ebola, che impugna un oggetto contundente la cui estremità, ricorda una croce rovesciata – elemento decorativo presente in più di una circostanza nella foto.

La violenza è un tratto distintivo e caratteristico di questa band, a cui ovviamente non ha rinunciato per questa nuova fatica: un sound molto grezzo, una produzione low-fi, sono degli aspetti che possono piacere ai fan di vecchia data perché – diciamocelo francamente – nonostante siano passati decenni dalla seconda ondata, un suono di questo tipo, ha sempre un suo fascino.  Se poi aggiungiamo un po’ di sana blasfemia e satanismo, abbiamo la ricetta di questo nuovo lavoro, che si muove tra una struttura portante black, riff granitici e un pizzico di death. Un disco che si ascolta facilmente grazie ad una base molto solida ed eterogenea, forse anche troppo: otto canzoni per una mezzoretta di furia assassina, con un sound primordiale e pieno di odio, con ottimi riff e linee, ma che dopo qualche ascolto, risulta essere un po’ ripetitivo.

I Cryfemal tracciano una lunga linea continua, tra Eterna oscuridad e La gran victoria del mal, al punto tale che il secondo sembra la prosecuzione del primo con altri mezzi, parafrasando il grande Karl von Klausewitz.

Un disco che sicuramente merita un ascolto.

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