Recensione: La Janara
La Janara è una band che prende il nome da quella creatura misteriosa che per secoli ha popolato le leggende e i racconti della gente irpina. Proprio in Irpinia, in questa terra selvaggia, poco generosa e ricca di natura e storia, nasce La Janara, una creatura musicale che convoglia le esperienze elettriche della musica Rock ed Heavy Metal (con testi cantati esclusivamente in italiano), con quelle secolari fatte di credenze popolari, superstizioni e misteriose leggende che affondano le loro radici immateriali nella psiche della nostra gente, sin dalle origini della nostra terra.
Questa l’autopresentazione della band sul proprio profilo che esce con un album omonimo per la label Black Widow Records di Genova. Il disco si accompagna a un booklet di otto pagine con tutti i testi dei vari brani e una sola fotografia di due dei componenti. La line-up, come da libretto, schiera: Nicola Vitale (Chitarra), Raffaella Cangero (Voce), Rocco Cantelmo (Basso) e Stefano Pelosi (Batteria). Non è dato sapere con certezza, anche se è probabile, viste le notizie riguardanti la band piuttosto scarne, se i quattro musicisti siano totalmente sovrapponibili alle varie/ai vari La Janara – voce, il Boia – chitarre, l‘Inquisitore – basso e l’Alchimista – batteria e percussioni. La città natale del combo campano è Grottaminarda, in provincia di Avellino.
Stendere la recensione di La Janara equivale a fare un salto temporale all’indietro di decenni, per lo scriba, quando ancora si dilettava nella descrizione di album per i quali le sole informazioni disponibili erano quelle presenti nel retrocopertina dell’Lp, o della musicassetta. Come allora, è la sola musica a parlare e “La Janara”, da questo punto di vista, ha parecchio da offrire in termini di emozioni dispensate.
La proposta dell’ensemble irpino si sviluppa su trame di matrice Heavy’N’Doom che contrastano amabilmente con la voce femminile di Raffaella Cangero, la quale a tratti richiama il timbro della Morgana Nazionale quando si mette a “tirare”. La chitarra di Nicola Vitale fende a destra e manca andando a solleticare il suono cupo e violento dei Death SS degli inizi ma non mancano gli ammiccamenti melodici, funzionali al pezzo, come avviene in “Sul Rogo”, infarcito di cori da Rock arena. Durezza ma anche refrain dall’appeal naturale al primo ascolto, vedasi alla voce numero tre: “Spettri”. Peculiarità del gruppo campano la capacità di realizzare un connubio fra lo slancio di potenziali brani tipici da concerto e le pigmentazioni plumbee tipiche del Doom.
L’ascia di “Strega” è diretta discendente della premiata ditta Sylvester&Chain e Raffaella per contrappasso probabilmente regala l’highlight del disco proprio su queste note. Aumenta la velocità in “La Janara”, traccia più legata all’HM tradizionale di stampo melodico seguita da “Malombra” di solo un minuto e mezzo. Torna il Doom di “Cuore di Terra” reso arioso dall’interpretazione di Raffaella Cangero, coadiuvata da voci raddoppiate particolarmente azzeccate. “Orchi”, dal testo tutt’altro che banale, consegna un brano di poco più di un minuto molto intenso, è poi la volta di “Requiem”, altro classicone a La Janara maniera. In chiusura “Luce”, affresco acustico per certi versi chiamato, a dimostrare la classe cristallina dei campani.
La Janara: disco intrigante, una piacevole sorpresa innervata dal cantato in Italiano che è impareggiabile per feeling espresso… non ce n’è, anche se va doverosamente sottolineato che si tratta sempre e comunque di scelta coraggiosa, nonostante siamo nel 2017.
Stefano “Steven Rich” Ricetti