Recensione: La Raza
Parola d’ordine: coerenza. Da sempre adottata in casa Armored Saint in quasi trent’anni di onorata carriera, per un gruppo che ha sempre dimostrato di avere tutte le carte in regola per entrare nell’olimpo degli Dei del metal, il tutto testimoniato da dischi sempre fissi su livelli qualitativi decisamente alti. La band di Los Angeles, inoltre, non ha mai fatto mistero di quale poteva essere la direzione musicale da percorrere, senza rinnegare il proprio passaporto statunitense, ma mantenendo comunque la rotta fissa su coordinate stilistiche non poi così distanti dall’heavy metal di stampo inglese, conservando anche la propria identità con il passare degli anni.
Ed ecco arrivare sul mercato La Raza, nuovo e attesissimo full-length che esce a ben dieci anni di distanza dall’ultimo Revelation, disco tutto sommato di buon livello, ma non così eccezionale, se rapportato a cosa era riuscito a fare anni prima il gruppo. In questo caso però il cambio di rotta, a livello musicale, è quasi netto: il sound del nuovo album infatti devia decisamente verso un hard rock settantiano, più l’aggiunta di alcuni elementi moderni che comunque non snaturano più di tanto un trademark che rimane sempre riconoscibile. Una soluzione quasi spontanea, istintiva se vogliamo proprio dirlo, che ha portato la band a comporre senza alcun vincolo con il proprio passato o con eventuali esigenze di mercato. Intenzioni per niente nascoste da parte della stesso gruppo statunitense (come dichiara Joey nell’intervista relativa) e che, statene certi, non abbassano di certo quel livello che ha sempre caratterizzato le composizioni dei Saint.
Già le iniziali Loose Cannon ed Head On mettono in chiaro quali sono le influenze principali di La Raza: un sound settantiano che strizza l’occhio ai Led Zeppelin, ma altrettante parti che riconducono agli Armored Saint stessi, soprattutto nelle strutture più heavy della prima traccia, mentre la seconda lascia molto più spazio a melodie piuttosto catchy che raggiungono l’apice con un refrain coinvolgente come non mai. Sulla stessa linea anche la successiva Left Hook From Right Field, forse il pezzo migliore dell’intero disco, con un John Bush letteralmente d’applausi. Melodie vocali che restano il vero e proprio punto di forza di tutti i brani a disposizione, sorrette a dovere da una sezione ritmica che non sbaglia nemmeno un colpo, guidata da un Joey Vera mai troppo invasivo e che, anzi, molte volte lascia il dovuto spazio ai riffoni di matrice heavy-rock che fuoriescono dalle chitarre della coppia Duncan/Sandoval. Saint un po’ atipici, come dicevamo, fissi sì su di un sound che tributa a dovere i 70’s (come nel caso di Black Feet), ma che comunque rimangono tutto sommato anche fedeli all’heavy ottantiano che ha da sempre contraddistinto i lavori del gruppo (e l’accoppiata Little Monkey/Blues ne è un ottimo esempio).
Dieci anni sono tanti, anche troppi, vero, però gli Armored Saint, ancora una volta, sono riusciti a centrare in pieno l’obiettivo. La Raza è un disco forse un po’ atipico, che da una parte lascia spazio a qualche soluzione più moderna, mentre dall’altra rimane fedele ad un sound di vecchio stampo e all’identità della stessa band losangelina, risultando essere comunque fresco, ispirato e, soprattutto, su livelli qualitativi piuttosto alti. Ancora un ottimo album, quindi, per un gruppo fin troppe volte (ed erroneamente) sottovalutato.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Loose Cannon
02 Head On
03 Left Hook From Right Field
04 Get Off The Fence
05 Chilled
06 La Raza
07 Black Feet
08 Little Monkey
09 Blues
10 Bandit Country