Recensione: Lady Macbeth
Il Macbeth fu pubblicato per la prima volta nel 1623, ben sette anni dopo la morte di William Shakespeare.
L’opera mutila è la tragedia più corta scritta dal drammaturgo inglese e, come nella maggior parte dei suoi manufatti, la storia esula dall’essere originale in quanto modellata, come avviene per esempio in questo caso, sulle Chronicles of Scotland di Raphael Holinshed ed adattata al messaggio base: ambiguità, potere ed ambizione.
Il nuovo disco di Lana Lane si incentra sulla prima delle tre note; l’ambiguità di Lady Macbeth, uno dei personaggi principali rappresentato da Shakespeare mediante l’utilizzo di due fondamentali figure retoriche che si alternano durante il percorso del gioiello letterario… quali?
1) L’ossimoro, l’utilizzo di due termini completamente contrastanti nella stessa frase,
2) L’ironia, utilizzata principalmente per disegnare eventi che i protagonisti non si attendono.
L’artista americana pare aver imparato correttamente la lezione di letteratura e ci presenta una visione un pochino distorta del capolavoro Shakesperiano e della figura della signora Macbeth proponendo spunti simpatetici e passionali provenienti dal suo pensiero, da quanto vissuto attraverso la vita di tutti i giorni e perché no, dai sogni, come testimonia la traccia di apertura The Dream That Never Ends.
La musica che accompagna quanto presentato è conforme a ciò che Eric Norlander e moglie hanno pubblicato da dieci anni a questa parte in una ventina di releases: corposo AOR tendente ad un “soft” Heavy Metal (anche qui, come vedete, ho utilizzato un ossimoro) con influssi prog venati qua e là nei minuti che ci trasportano nel qui presente viaggio sonoro.
Il disco in questione ha preso forma e sostanza in due stages completamente differenti: uno in Europa e l’atro negli Stati Uniti d’America. Di ritorno da un viaggio in Russia, Mr Norlander riesce a reclutare il bassista Kristoffer Gildenlow, membro proveniente dai Pain of Salvation ed a registrare in Olanda, insieme al chitarrista Peer Vershuren ed il batterista Ernst Vane le prime parti del nuovo album.
Appena prima di Natale 2004 Eric fa ritorno in California per registrare e completare, con i componenti che normalmente collaborano al progetto, le ultime fasi di Lady Macbeth al quale vengono aggiunte, in un secondo momento, le voci di Kelly Keeling e della regina del symphonic rock (così dice la biografia) Lana Lane.
Forse sono l’eccessiva ed ossessiva ricerca dell’atmosfera romantica e malinconica associata ad una produzione davvero poco heavy e se mi consentite, approssimativa, a non permettere al sottoscritto di godere appieno delle melodie ricercate e studiate su Lady Macbeth, ciononostante brani come la song di apertura e la semplice ed efficace ballad Our Time Now, costituiscono elementi di spessore che faranno la felicità dei sostenitori dell’ormai storico act.
Non ho invece apprezzato Someone To Believe, brano accompagnato da un video che definire pessimo e di scarsa qualità potrebbe suonare come un complimento, per via dell’attitudine spassionatamente melensa mentre, mi sono “rifatto le orecchie” con la settantiana Summon The Devil e col suo duetto keyboard, lead guitar che staziona forzatamente al centro dei suoi 6 minuti scarsi di durata.
La prova di Lana? La qualità della voce non si discute, certo però, pare che la signora si sia seduta sugli allori ed abbia deciso di sostarci per un tempo indeterminato, la prestazione vocale non aggiunge nulla di quanto giù udito nelle passate produzioni, non un tentativo e non uno sforzo che potesse regalarci uno spunto innovativo o qualcosa per il quale si possa esclamare “beh, almeno ci ha provato”… niente, tutto come da copione, tutto studiato a tavolino e ragionato a mente chiusa.
La seconda parte del capitolo è apprezzabile per la sola Keeper Of The Flame (ed in parte per Shine On Golden Sun) anche se assomiglia fin troppo, nelle cadenze e nei refrain, alla già citata The Dream That Never Ends. Il resto è puro e semplice riempitivo.
Il disco raggiunge una sufficienza stentata e non nascondo che sono rimasto “quasi” deluso da un prodotto che oserei definire “semplice passatempo”.
Se siete fanatici di Shakespeare, il mio consiglio è di provare a dargli un ascolto proprio per i testi che sono ben scritti e dai quali potrete apprezzare i messaggi “corretti e riveduti” sulla mascolinità della donna e sulla distorta interpretazione della realtà. Peccato che il livello artistico delle liriche non venga raggiunto da quello, accettabile ma a tratti povero, della musica.
Gaetano “Knightrider” Loffredo
Tracklist:
01.The dream that never ends
02.Someone to believe
03.Our time now
04.Summon the devil
05.No tomorrow
06.Shine on golden sun
07.The vision
08.Keeper of the flame
09.We had the world
10.Dunsinane walls
11.Someone to believe (bonus video)