Recensione: Lair Of The Shadow Memory
Giunto al secondo demo, questo sestetto romano propone un veloce epic metal dalle tinte power-folk-viking, trascinato dalle ritmiche incalzanti di Marco Scafidi (batteria) e Daniele Cerra (basso), dalle chitarre di Alessio Cosenza e Giorgio Piacentini, e dalla tastiera di Marco Iannello. Il microfono è affidato il microfono alla voce piuttosto rude e baritonale di Nicola Provenzano.
L’opener di questa autoproduzione, “Mourning Hunter (Meet My God)”, mi ha riportato alla mente alcune riuscite soluzioni melodiche degli americani The Lord Weird Slough Feg, o, quantomeno, il loro folk metal fiero e d’impatto. Encomiabili gli arrangiamenti e interessantissimo il lavoro di basso specialmente su questo pezzo, dotato anche di un buon contrappunto sul refrain. Se proprio devo cercare il pelo nell’uovo, direi che la voce risulta a tratti soffocata dagli altri strumenti.
Un’intro tasteristica power sinfonica apre “Soldier Of A Solitary War”, in cui lo strumento di Marco Iannello rimane in grossa evidenza, tracciando le linee vocali di Nicola in un buon connubio melodico che ricorda alcune azzeccate scelte liriche dei Falconer. Eccessivamente effettata la batteria, triggerata anche sul rullante… Non era forse necessario, visto che il riffing riesce sempre ad essere trascinante e perfettamente calato negli standard del genere.
La cadenzata “Last Heir’ Stand”, con le sue armonizzazioni corali mi ha ricordato gli Skyclad dei bei tempi, col suo incedere deciso e senza particolari “strappi”.
Si riparte a spron battuto con “Pathmen Stories”: da un duetto tastiera-chitarra molto rhapsody oriented si passa in scioltezza alle vocals rabbiose di Nicola che potrebbero vagamente riportare ai fasti di un tempo i mitici Manilla Road in versione velocizzata. Il brano vede anche la presenza dietro il microfono di Daniele Cerra, che si alterna a Nicola con un cantato pulito e arioso.
A tratti malinconica e decisamente più sentita è invece la titletrack, spezzata da un intermezzo pianoforte e voce più pacato, per poi ripartire a tutta manetta.
In definitiva, si tratta di un lavoro di tutto rispetto, sostenuto da una produzione di buon livello, al di là di qualche trascurabile imperfezione, ben suonato e ben presentato: la band deve solo continuare a lavorare per migliorare alcuni particolari, visto che la strada intrapresa è sicuramente affidabile: il mio umile consiglio è quello di rendere le linee melodiche più accattivanti e cantabili di quanto già non lo siano, magari avvalendosi di prestazioni più liriche e appassionate, risultando l’impostazione di Nicola un po’ troppo rigida e fredda.
P.S.: Tutta da ascoltare la ghost track, che mette in luce le disquisizioni affrontate un po’ in ogni gruppo, e con grande autoironia prende in giro tutta una serie di cliché metallici, secondo un sano principio di goliardia che secondo il sottoscritto dovrebbe esserci in ogni band, e alla base di ogni rapporto, a cominciare dalle collaborazioni tra le metal band italiane. Ennesima bacchettata ai bacchettoni!
Avanti così Wyrm, perché lo spirito è quello giusto.
Tracklist:
1. Mourning Hunter (Meet My God)
2. Soldier Of A Solitary War
3. Last Heir’ Stand
4. Pathmen Stories
5. Lair Of The Shadow Memory
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