Recensione: Land Of Fog
La copertina qui accanto rappresenta l’ultima uscita solista dell’inglese J. Fogarty (conosciuto come Mr. Fog), uno dei pochissimi lavori metal scritti ed arrangiati da una sola mente proveniente dalla Gran Bretagna. Molto bene, devo dire che per essere la sesta produzione di un unico artista dopo tre demo pubblicati tra il 1994 e il 1996, questa ultima release non dispiace affatto anzi a considerare dischi privi di tenacia ed emozione stilati forse troppo spesso da cinque/sei componenti viene voglia di alzare il voto. Al contrario in questa occasione non posso negare la presenza di idee eccezionali, spunti chitarristici e pianoforti entusiasmanti, per non parlare poi del pezzo forte luogo dei punti nei lavori di questo signore affascinato dalla nebbia: le atmosfere. Alcune tastiere e le voci utilizzate sembrano uscire direttamente da un film horror, non sono rari gli intermezzi prettamente strumentali che in qualche modo riescono a concedere una certa classe alla composizione nè tantomeno si fanno desiderare le parti soliste, modeste ma soddisfacenti. Insomma una specie di folk doom di nuova generazione, infarcito di rock progressivo e depressione. Mi spiace dover affermare che nonostante tutto resta sempre e comunque un disco monoconcepito: l’impatto sonoro è ovviamente poco rilevante e sebbene come ho già detto la composizione è molto valida, sembra mancare sempre qualcosa che offra più volume alla struttura complessiva, che alla fine di questi 39 minuti abbondanti si rivela poco solida e poco attraente nei confronti di un nuovo ascolto. La sezione ritmica di basso e chitarra lascia parecchio a desiderare, non poteva essere che così: chitarra e tastiera fanno da protagonisti in una cornice ricca di sfumature oscure, la voce viene modificata con l’uso di parecchi artifici a rendere il tutto ancora più macabro, ma la sostanza non può impressionare più di tanto, così accade alla maggior parte dei gruppi formati da un solo componente. Fogarty nel frattempo continua a scrivere musica sotto pseudonimo, io francamente penso che dovrebbe lasciar perdere gli impegni con gli altri gruppi per cui scrive musica e diventare leader di un gruppo vero e proprio, senza limitarsi a lasciare un’immagine sbiadita di sè disegnata a matita su un booklet di cartoncino, perchè questo talento è grande.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. Tired Face
02. Super-Sonic Blue Thunder
03. Not All There
04. The Only Way
05. Interlude
06. Land Of Fog
07. Yesterdays Rain
08. The Doomsday Machine
09. Escapologies