Recensione: Land Of The Free
Per descrivere questo disco si potrebbe dire (senza sbagliare) che ?Land of the free? sta ai GammaRay come ?Keeper of the seven keys? sta agli Helloween. E già questo dovrebbe bastare a farvi capire la bontà di questo lavoro! Siamo nel 1995 e dopo alcuni buoni album i GammaRay affrontano il primo (per importanza) cambio di line up: abbandona le lead vocals il potente Ralph Sheepers (impegnato con i provini per sostituire il metal-god Halford, nei suoi idoli Judas Priest). Così ritorna dietro al microfono, dopo anni di assenza (a parte qualche breve apparizione), addirittura Kai Hansen!!! Questa scelta può sembrare a prima vista un errore, ma ascoltare Kai cantare riporta inevitabilmente l?ascoltatore ai tempi di Walls of Jerico. E se permettete erano dei bei tempi! C?è da dire che, almeno su disco , Kai è molto migliorato come cantante e, nonostante il paragone con con l?ex Sheepers sia quantomeno indelicato, riesce a disimpegnarsi bene lungo tutta la durata del Cd. Inutile invece soffermarsi sulla tecnica esecutiva di Hansen e soci, sicuramente tra i migliori esponenti del settore. A livello di lyrics questo lavoro vede i GammaRay per la prima volta alle prese con un concept album, incentrato su una leggendaria ?land of the free?. Il disco inizia in modo un po? insolito con la lunga (quasi 9 minuti) Rebellion in a Dreamland : un arpeggio e la voce di Kai ci introducono al meglio in un brano diventato da subito un classico per i GammaRay. Per buona parte Rebellion? ha un andamento non troppo veloce caratterizzato dal buon lavoro delle chitarre che accelerano, decisamente, solo in corrispondenza dell?assolo finale, molto bello ed incisivo, per arrivare al coro finale, lento ed epico quanto basta. Subito dopo invece è il turno di un gioiellino di rara potenza e bellezza. Man on a Mission infatti inizia e finisce a tutta velocità, alternando riffs aggressivi a cori melodici (ma mai allegri) e cambi di voce (quasi) inaspettati. Il finale è un tutt?uno con l?inizio della successiva Fairytale: 46 secondi netti ancora più veloci ed aggressivi , secondo me inscindibili dal brano precedente. Il lavoro continua con brani che alternano potenza e ritmi più cadenzati ( All of the Damned, bellissimo l?assolo che ricorda vagamente ?Hotel California? degli Eagles) ad accelerazioni improvvise e devastanti e piene di melodia( God of deliverance e Salvation Calling ). C?è anche spazio per una ballad, Farewell, non troppo sdolcinata che vede come ospite alle vocals niente meno che Hansi Kursh dei Blind Guardian (a sottolineare se ce ne fosse bisogno, l?amicizia fra Hansen e i ragazzi di Krefeld).
Altro gioiello è la title track Land of the Free : tutto ciò che amate degli Helloween in versione più epica e aggressiva. Sfido chiunque a non cantare il ritornello a squarciagola (dove tra gli altri fa la sua comparsa un ospite eccezionale di cui parleremo tra breve).
Quasi in chiusura del disco si trova un?altra sorpresa: Time to Break Free. Il brano è interamente cantato da Micheal Kiske (!) e neanche farlo apposta riporta , inevitabilmente, alla mente gli Helloween più scanzonati ed allegri. Una vera gioia per i nostalgici del “Custode delle sette chiavi”. A chiudere degnamente questo lavoro c?è After Life, energico ed atmosferico tributo ad Ingo Schwichtebrg, lo scomparso ex batterista degli Helloween.
Un disco che, sebbene ai tempi fu maltrattato dalla critica, non può assolutamente mancare nella collezione di ogni power metallers che si rispetti. Fondamentale.
Tracklist:
01. Rebellion In Dreamland
02. Man On A Mission
03. Fairytale
04. All Of The Damned
05. Rising Of The Damned
06. Gods Of Deliverance
07. Farewell
08. Salvation’s Calling
09. Land Of The Free
10. The Savior
11. Abyss Of The Void
12. Time To Break Free
13. Afterlife