Recensione: L’Antico Regno
Davvero una piacevole sorpresa il debutto dei nostrani Secret Tales e, ve detto, una sorpresa sotto molti punti di vista. Nati appena due anni addietro dall’unione di RobyTav, mente del gruppo, Tiziana Radis (autrice dei testi) e Giancarlo Zepi, i nostri si sono arricchiti di alcune prestigiose collaborazioni: Enio Nicolini al basso, Andrea Cardellino alla chitarra e Gianluca Bracciale alla batteria. Forte di questa formazione a 6, dunque, il gruppo è arrivato con L’Antico Regno al debutto ufficiale grazie alla sempre più attiva Black Widow records.
Già il fatto di vedere i nostri nel rooster della label genovese può lasciare di stucco. La Black Widow infatti è sempre stata dedita essenzialmente alla produzione di gruppi prog di marcatissima impostazione settantiana. Il gruppo oggi in esame tuttavia si dedica ad un prog tutt’altro che puro. Anzi, risulta molto difficile definire i nostri come prog in senso stretto tanto la lora affascinante proposta risulta ibrida.
Indipendentemente dal minutaggio ridotto delle composizioni, siccome dalla chiara struttura concept della loro prima prova infatti, i nostri ci regalano una proposta dal sound tanto maturo quanto ambiguamente contaminato, dalle fortissime tinte dark e gotiche. Al di là di un intro apripista mutuato in maniera piuttosto evidente dal miglior Ayreon, siccome da una seconda traccia (Il Menestrello) di chiaro richiamo folk medievale, il sound del gruppo poggia sostanzialmente su chitarra acustica e poderose tastiere, inquiete ed atmosferiche, supportate volentieri, ma non sempre, da pesanti basi elettriche.
Il disco può essere scisso in due parti. La prima sembra essere costruita, proprio da tradizione goth, attorno all’impressionante voce della cantante Tiziana Radis, dotata di corde vocali che paiono di gomma, tanto sono versatili ed in grado di adattarsi a qualsiasi tipo di registro vocale. Dalla già citata Il menestrello, passando per l’ottima l’Antico regno, fino alla bislacca Il giullare, la singer da prova di poter creare qualsiasi tipo di atmosfera, trascinando l’ascoltatore all’interno del concept, coprendone magistralmente le sbavature e la solidità strutturale carente.
La seconda metà del disco si spinge vieppiù su toni incantati, caricando sull’atmosfera, sulle tastiere e su alcuni assoli di chitarra di vaga reminescenza pinkfloydiana (o ayreoniana ancora una volta). Rex Introduxit Puellam (L’incontro sublime), Princelfa ed An Ancient History (unica traccia in inglese a dispetto del monicker della band) catturano fin dal primo ascolto, lasciando vivide suggestioni, non solo agli amanti del prog o del gothic, ponendo i Secret tales in una posizione che era propria, agli albori del 2000, dei Dismal, seppur in maniera più rock e senza influenze black.
Senza ombra di dubbio, per quanto non si tratti di prog tout court, ci troviamo innanzi ad una delle migliori uscite di questo 2014 per quanto riguarda il panorama underground italiano, una proposta, finalmente, decisamente personale e scevra da influenze e rimandi a grandi band del passato. L’unico augurio che possiamo fare ai Secret Tales a questo punto, è quello di continuare su questa strada.
Tiziano Vlkodlak Marasco
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