Recensione: Last Rites

Di Angelo D'Acunto - 29 Luglio 2011 - 0:00
Last Rites
Band: Pentagram
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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81

Quarant’anni di carriera, non sentirli e, soprattutto, nessuna voglia di andarsene in pensione. I Pentagram di Bobby Liebling, considerati da molti come i primi “figli” dei Black Sabbath (e più onesti e sinceri dei Sabbath attuali), tornano sul mercato a ben sette anni di distanza dallo splendido Show ‘em How (datato 2004), non senza qualche piccola novità e, ovviamente, con una grossa quantità di conferme.

Le conferme sono quelle dell’ottimo stato di forma di quello che è, a tutti gli effetti, uno dei dinosauri del doom. Le novità sono rappresentate dal cambio di etichetta (dalla nostrana Black Widow alla tedesca Metal Blade), dal ritorno in formazione dello storico chitarrista Victor Griffin (la cui presenza è a dir poco determinante) e, non per ultimo, da un deciso indurimento del sound. Nulla di così eclatante per quanto riguarda quest’ultimo punto: i Pentagram non stravolgono più di tanto il proprio marchio di fabbrica, con un suono che, a differenza della resa vintage di Show ‘em How, subisce un leggero indurimento solo a livello di una produzione pulita e, in minima parte, anche moderna.
Se a mettersi in primo piano è innanzitutto lo stesso Liebling, con una voce che non risente minimamente dei (tanti) anni trascorsi, d’altro canto, per quanto riguarda le basi su cui si ergono i pezzi, a fare il lavoro migliore è sicuramente Griffin. Il chitarrista, oltre ad offrirci una prova assolutamente priva di sbavature, non sbaglia nulla nemmeno in fase compositiva, con un risultato che ci offre una tracklist dove non troviamo nemmeno mezzo riff fuori posto. Pezzi qualitativamente omogenei (e su livelli più che alti), che coinvolgono al primo ascolto, entrano in testa e ci rimangono quasi in modo permanente. Brani come l’iniziale e cattiva Treat Me Right, seguita da due gioielli del calibro dell’epica Call The Man e Into The Ground (in entrambi casi, i refrain non potevano essere più azzeccati). E il livello non tende nemmeno ad abbassarsi con il restante della tracklist, con pezzi come la psichedelica Everything’s Turning To Night, Windmills And Chimes o anche Walk In Blue Light, i quali da una parte non inventano certamente nulla, questo è ovvio, mentre dall’altra restano comunque il frutto di idee concrete e di un songwriting ispiratissimo.

Diciamoci la verità: Last Rites è anche, e in piccola parte, un disco di mestiere (e che mestiere). Ciò comunque non mette in secondo piano quella buona dose di ispirazione che caratterizza ogni singola traccia di questo nuovo arrivato in casa Pentagram. Un disco che, ancora una volta, conferma che non si è mai troppo vecchi per comporre della buona musica. Inossidabili.

Angelo D’Acunto

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Tracklist:

01 Treat Me Right
02 Call The Man
03 Into The Ground
04 8
05 Everything’s Turning To Night
06 Windmills And Chimes
07 American Dream
08 Walk In Blue Light
09 Horseman
10 Death In 1st Person
11 Nothing Left

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