Recensione: Law Of The Jungle
La curiosità di venire investiti dal vivo dalle cannonate metalliche fuoriuscenti dal nuovo album della Strana Officina ha rappresentato per molti il leit motiv dell’Acciaio Italiano Festival 9, kermesse tenutasi lo scorso 20 aprile 2019 presso l’Arcitom di Mantova. Mastermind dell’operazione Antonio Keller, lo stesso che sotto l’egida della sua Jolly Roger Records ha permesso a Law Of The Jungle, ultimo capitolo discografico di Bud, Enzo & Co. di vedere la luce.
Ai tempi di Rising To The Call, quasi due lustri fa, molti pensavano che il disco con in copertina la band rappresentata per il tramite di una grafica in bianco e nero incarnasse l’ultimo vagito di un ensemble che tanto aveva dato – e tanto ricevuto, in termini di affetto… – all’heavy rock di casa nostra. Da lì in poi, invece, vi fu una riscoperta del combo livornese da parte di moltitudini di fan sparsi per tutta la penisola, grazie anche ad una programmazione massiccia – per quanto possibile dalle Nostre parti, of course! – di date live in situazioni anche prestigiose. Tutto quanto fa spettacolo, come si era usi sentire una volta, quindi, ad esempio, anche presenziare a un motoraduno porta consenso e aiuta a spargere il verbo. Soprattutto se la manifestazione in oggetto è in grado di raccogliere vecchi caproni – in senso stra-stra-buono, s’intende! – dediti all’adorazione delle due ruote che magari si ricordano la “Strana” dei Cappanera Bros. (R.I.P.) e al loro seguito hanno un nugolo di nuovi virgulti pronti per essere instradati nell’arte del culto dell’heavy fucking metal. Oltre a una solida partecipazione live sul territorio, Bud e soci hanno contemporaneamente saputo mantenere il ferro caldo – colà dove “batte il martello” – anche in termini di uscite discografiche licenziando sul mercato The Faith in versione Remaster e Non Finirà Mai.
Il momento del ritorno vero e proprio viene però sancito da Law Of The Jungle, oggetto della recensione, album che si accompagna, nella sua versione Cd, a un libretto di dodici pagine, con tutti i testi delle canzoni alternati a foto a colori e in bianco e nero della band. Il jewel case in plastica trova alloggiamento in cartonato che riporta la copertina leonina del disco con però il filo spinato disegnato solamente sul retro della confezione.
La “classica” botta a la Strana Officina viene “sparata” in apertura: “Law Of The Jungle” – riproposta ovviamente anche in quel dell’Acciaio Italiano in veste live – non fa prigionieri: velocità sostenuta, mazzate assicurate e vai con la “Metal Brigade 2019” sino al termine dei quattro minuti e rotti a disposizione. Il pezzo più duro del lotto – al netto delle reprise poste in coda – rimarrà l’unico, fra gli inediti, di un certo qual stampo. A partire dalla dolce melodia contenuta dentro l’ottima “Crazy About You” in poi il combo livornese sforna una serie di episodi che puntano sul groove e sul pathos, mantenendo dei tempi “umani” senza il rischio di andare fuorigiri. Questa la particolarità che caratterizza Law Of The Jungle nella sua interezza, insieme con i suoni, asciutti e per nulla roboanti. Da segnalare un Daniele “Bud” Ancillotti mai così vicino a Ozzy Osbourne come in codeste circostanze. Spiccano “Endless Highway”, non a caso suonata anche a Mantova, per via del sapore antico che sa emanare e “Love Kills”, traccia penetrante che non lascia indifferenti.
Chiusura affidata ALLA STORIA: “Difendi La Fede” è un antico, possente inno di fottuto heavy metal costruito su basi straclassiche, vedasi alla voce “Metal Brigade” da Ritual (1987), nella sua prima incarnazione albionica. Una delle canzoni-simbolo della Strana Officina e fra le top ten di sempre dell’Acciaio Italiano tutto, nonché il vero carico da 90 di ‘Law. A scandire ulteriormente il cambio di marcia, a seguire vi è “Guerra Triste”, splendido affresco dalle tinte HM color pastello finalmente incorniciato all’interno di un’uscita ufficiale e non di una compilation… Il valore dell’uscita “fisica” di qualsivoglia prodotto fonografico vince facile nei confronti dell’equivalente digitale, quantomeno secondo chi scrive su queste pagine web a sfondo nero. “Il Buio Dentro”, brano posto in chiusura di Law Of The Jungle, è presente solo sulla versione in Cd dell’album, a rimarcarne la peculiarità. Sebbene incarni la trasposizione italiana di “The Wolf Within”, pezzo numero quattro del lotto, il sapore che sa emanare in questa sua ultima declinazione surclassa la sorella in inglese. Così come (coraggiosamente) fatto nel 1984, lungo i solchi dell’Ep omonimo di debutto, i toscani dimostrano ancora una voglia che quando c’è da “far suonare” come si deve una canzone nella lingua di Dante non ce n’è per nessuno (o quasi).
Stefano “Steven Rich” Ricetti