Recensione: Laws Of The Occult
Una recensione che sarebbe dovuta arrivare prima, molto prima di adesso.
Introduco il tutto con queste parole perché il sottoscritto possiede il qui presente disco esattamente dalla sua data di uscita e più il tempo con i suoi relativi ascolti passava e più ero indeciso su quale potesse essere un voto finale equo e rappresentativo: come immagino già sappiate, abbiamo una scala da 0 a 100, ma più andavo avanti con i giorni più il risultato oscillava paurosamente, in quanto non sapevo davvero come prendere la proposta volutamente derivativa (della serie “Noi questo siamo e questo vogliamo suonare, nulla più!”) qui servita su un piatto di argento, ovviamente insanguinato e ricolmo di fattaglie sparse.
Gli Slaughterday, duo tedesco con alle spalle un ottimo debutto quale “Nightmare Vortex” (giustamente incensato anche su queste pagine esattamente come l’EP successivo), sono e rimangono un ensemble capace di una proposta convincente ma riescono a dividere in due non solo l’intera platea del death metal, ma anche il parere di un singolo ascoltatore quale me stesso. Molte infatti sono le accuse di poca innovazione, del rifarsi palesemente al sound ora degli Asphyx, ora degli Autopsy e molto altro: tutte cose vere e verificabili (compreso il ‘tutto altro’) ma bisogna anche ammettere che, sottolineando innanzitutto che i Nostri propongono una miscela destinata caldamente al più sfegatato popolo underground (ed in questo tipo di attitudine non vi è assolutamente nulla di male), la base personale c’era tutta e c’è tutt’oggi, risultando ancora più marcata.
Insomma, se il debutto era così straordinario un motivo ci sarà, ed infatti la ragione era da ricercarsi in quella spiccata personalità che spesso animava i brani di quel platter: oggi, dopo tre anni da quel debutto (e due dall’EP “Vortex”, altrettanto godurioso) eccoci a parlare di “Laws Of The Occult”, un disco che sin dai primi passi ufficiali ha fatto molto parlare di sè in rete non solo per via di una copertina di sicuro effetto in grado di ricordare palesemente l’epoca d’oro del death metal (l’effetto ‘Seagrave’ é dietro l’angolo), ma soprattutto per la carica dei primi pezzi rilasciati in rete, come ‘Ritual Of Sacrifice’ oppure ‘Sepulchral Ways’ che, sebbene mostrassero (anzi mostrano) palesemente le influenze sopra citate, Autopsy soprattutto, avevano comunque il loro bell’effetto sui nostri padiglioni ed annessi testoloni (si sa, l’headbanging….).
Il sound é roccioso, la produzione (perfettamente a cavallo tra l’old school tanto caro ai nostri due loschi energumeni e la definizione chirurgica dei tempi moderni) meravigliosamente in tema con le tematiche orrorifiche narrate dai due tedeschi, inoltre si vanno ad aggiungere corpose influenze di death americano e solismi chitarristici dal gusto melodico piuttosto complessi che vanno ad arricchire il sound morboso già tipico della formazione tedesca: insomma, un disco suonato bene e prodotto bene, ricolmo di passione (e si sente!) e voglia di ‘urlare’, rigorosamente in growl, la propria voce.
Il songwriting si fa più complesso, il che é un bene, donando ai brani dei gustosi crescendo con annesse sfumature del caso (ascoltatevi la struttura di ‘Church Of Dread’ oppure le variazioni in serie di ‘Eyes That Never Shut’) e persino i brani diventano più vari rispetto al debutto, proprio grazie al maggiore spettro di sfumature inglobate nel marasma putrido del sound Slaughterday, con variazioni melodiche che irrobustiscono non di poco lo spessore dei brani e una cover in chiusura, quella di ‘Pluging to Megadeath’ degli Hallows Eve, destinata a chiudere splendidamente questo nuovo episodio del ‘Giorno del Massacro’.
Un album che necessita di almeno un po’ di ascolti per essere assimilato appieno e che ha come suo difetto principale quello di proporre all 100% un sound ‘tributario’ in tutto e per tutto, rendendolo perciò destinato solo ad una fetta precisa di pubblico e quindi, anche questa vola, lo scontro Detrattori VS Ammiratori della formazione in oggetto finirà con un bel risultato alla pari….se entrambi si dimostrassero propensi unicamente ad accettare che “Laws Of The Occult” é un onesto e splendido album di Death Metal Old School fatto da appassionati per appassionati e magistralmente prodotto (- Nuclear Blast, impara…. – Nda) e nulla più, certe questioni inutili neanche esisterebbero.
Nulla ha di più e nulla pretende: beata sincerità, quella degli Slaughterday.
E per questo vincono il LORO match.