Recensione: Lay Down Forever
La prima cosa che viene in mente guardando la bella copertina della seconda fatica degli italiani Krysantemia, giovane gruppo nato nel 2009 per volere dei fratelli Alessandro e Lucio Secchi, è l’atmosfera horror che emana dall’uso dei colori grigio e bianco, quasi a ricreare una fitta nebbia, e il nome della band più vicina ad un gruppo black o death. Questo però non è confermato a livello sonoro in “Lay Down Forever”, perché le dieci tracce sono un misto tra il thrash di matrice Exodus e il death metal. A livello live si sono già tolti più di una soddisfazione, riuscendo a suonare con gli Obituary, i Grave, i Kataklysm e i Brujeria.
Si sente subito nei riff e nelle parti più strumentali la matrice thrash e nella voce la discendenza death, anche se queste due elementi non si amalgamano alla perfezione, più per un problema di voce che del resto della band. La loro forza sono i riff e le parti strumentali melodiche, davvero ben riuscite, martellanti e mai buttate lì tanto per fare. La voce è il punto debole, perché è troppo monotona e tende ad assomigliarsi un po’ in tutte le canzoni. Volendo anche la batteria ha dei finti cambi di tempo, espediente usato per far si che le tracce non risultino monotone, ma raramente esce fuori da certi schemi. Questo non indebolisce però le parti strumentali.
“Lay Down Forever” è un intro anonima e la successiva “Dark Wedding” è la traccia meno riuscita, perché lo schema strofa-ritornello è uguale per tutti i 3:44, senza alcun cambiamento. Per fortuna in seguito la qualità migliora. “Your Pain” inizia con un intro melodico, poi una parte più aggressiva fino ad arrivare ad un intermezzo melodico che fa rifiatare l’ascoltatore prima della mazzata finale a suon di riff taglienti. La successiva “Enjoy The Suffering” parte a mille grazie agli ottimi riff di chitarra e del basso. In sottofondo, nel primo minuto, si sente un riff di chitarra melodica, estraneo – ma piacevole – rispetto a quello che gli altri stanno suonando, prima del piacevole ritornello e del successivo assolo di chitarra. La canzone poi scorre quasi nello stesso modo. “Subliminal Phrophecies” inizia con la batteria che si diverte a indurre a pensare gli ascoltatori che è in atto un cambiamento di tempo, ma non è così. A metà traccia si sente un bel riff melodico che aggiunge quel tocco in più alla voce in realtà un po’ monotona. “Black December” si discosta dalle altre per il semplice motivo che verso la fine è stato alzato il livello del suono della chitarra, nel momento in cui parte l’assolo. L’intro di “At The Altars Of The Cruel Saints” usa un effetto particolare, che purtroppo può risultare sgradevole; piacevole, invece, l’assolo posto a tre quarti della traccia. “Fight To Forget” non si sposta di una virgola dagli altri pezzi, se non per l’uso della doppia cassa. “Rotten Beauty” e “Dawn Necrotic And Torn” non sono diverse dalle altre tracce e sostanzialmente non aggiungono granché.
I Krysantemia sanno suonare e l’hanno dimostrato con quest’album. Le uniche pecche sono la voce troppo monotona e forse una certa ripetitività di fondo tra i vari brani. Consiglio di prendere spunto da tutte quelle band a cui hanno aperto in sede live. Sebbene poi il livello medio dell’album sia abbondantemente sufficiente, mancano canzoni che ti rimangano in testa, che lascino il segno spiccando in particolar modo sulle altre ed è un peccato perché con buona probabilità la band ha la stoffa necessaria per emergere. Vedremo se in futuro riusciranno ad esprimersi per quelle che sono le loro reali potenzalità.
Luca Recordati
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Tracklist:
1. Lay Down Forever
2. Dark Wedding
3. Your Pain
4. Enjoy The Suffering
5. Subliminal Prophecies
6. The Black December
7. At The altar Of The Cruel Saints
8. Fight To Forget
9. Rotten Beauty
10. Dawn Necrotic and Torn
Formazione:
Davide Puccini – Voce
Davide Secchi – Chitarra
Alex Ruggeri – Chitarra
Alessandro Secchi – Basso, Cori
Lucio Secchi – Batteria