Recensione: Lay It All On Me
James Christian è vocalist e leader degli House of Lord, una delle più fenomenali tra le band che hanno illuminato la storia del pomp e del melodic-rock.
Christian ha pure al suo attivo un paio di album in qualità di solista, Rude Awakening, del 1994, e Meet the Man, di dieci anni più recente. Negli ultimi anni, però, il musicista, autore e cantante statunitense si è dedicato soprattutto alla reunion degli House of Lord, i quali hanno conseguito anche di recente dei risultati discografici degni del loro passato glorioso (quali World Upside Down e Come To My Kingdom), oltre che alla collaborazione con la moglie Robin Beck, altra leggenda vivente dell’ AOR.
Il 2013 vede, invece, James alle prese con un nuovo lavoro solista, dal titolo “Lay It All On Me” ed in uscita, al pari delle ultime release degli HOL, per la label italiana Frontiers Records.
Il nuovo full-length è, come c’era da aspettarsi, un crogiulo di melodie immediatamente coinvolgenti ed affascinanti, nella tradizione degli House, ma che sono qui collocate in un contesto che propende quasi impercettibilmente verso un’ impostazione più cantautorale e meno hard rock (come succedeva pure nel peraltro più ombroso primo lavoro solista dell’espressivo singer).
La canzone che dà il titolo al lavoro e che lo apre, Lay It All On Me, è incentrata, tanto per cominciare, sui suoni elettronici del synth, sui quali s’innesta un tripudio di melodie ariose, con il risultato di dar luce ad un fortunato brano di gioioso pop-rock.
Sul versante più soffice del CD si schierano pure Believe In Me, ballata dalle vaghe sfumature gospel e soul ma non scevra da elettricità, e che rivela pure inaspettate influenze Asia (la band, non il continente!), poi Sacred Heart, pomp-rock ad alto tasso di musicalità, increspato però da riff di chitarra elettrica e reso accattivante da ritornello solenne ed arioso, ed ancora Day In The Sun, soft-rock raffinato e solare (come il titolo fa presagire).
Let It Shine è uno slow che non riesce ad ammaliare fino in fondo, mentre Shot in the Dark si pone come un mid-tempo piacevole ma fiaccato da una certa ripetitività.
Meglio di questi due ultimi brani sono le tracce più dure e più vicine al suono della band madre: Don’t Come Near Me, innanzitutto, finalmente un rock’n’roll anche se sempre melodico, trapassato da chitarre veloci e ruggenti, poi She’s All the Rage, dura, metropolitana, cinematica, e quindi Welcome to Your Future, rocker trascinante sempre trafitto dal suono duro delle sei-corde nello stile degli ultimi House of Lords, così come il melodic-rock invitante di Sincerely Yours.
Anche You’re So Bad è una traccia dinamica, nervosa e patinata, corroborata da un breve assolo d’ ascia, ma meno efficace delle precedenti.
Lay It All On Me è, in definitiva, un centro quasi perfetto messo a segno da James Christian – grazie anche al contributo in fase di composizione da parte di compagni di strada come Tommy Denander, Chris Pelcer, Jimi Bell and Jeff Kent, e della consorte Robin Beck ai cori – al quale calza a pennello la definizione di rock adulto. La voce del titolare si dimostra, invero, in splendida forma, intensa e vigorosa ma come sempre magistrale nell’accarezzare mirabilmente le sfrontate armonie, e l’album risulta appena penalizzato da qualche filler di troppo.
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