Recensione: Lazarus Abandoned
Non so perché, ma ci sono band a cui ci si affeziona senza un motivo preciso. Le si comincia a seguire perché in qualche modo ci colpiscono, ne intuiamo il potenziale oppure, semplicemente, perché la loro musica ci entra dentro e ci ritroviamo a sentire in testa quel bastardo di motivetto che, proprio, non se ne va.
Parlando di esordi Thrash Metal, ‘Kill ‘em All’ ci ha frantumato le ossa, con ‘Bonded By Blood’ gli Exodus ci hanno marchiato a fuoco e ‘The Legacy’ dei Testament ce lo porteremo nella tomba, giusto per citare i primi tre grossi titoli che mi vengono in mente.
Ma in mezzo a questi ci sono anche tanti gruppi che, pur non raggiungendo questi livelli, ci sono comunque rimasti appiccicati addosso, ci hanno stupito fin dalla prima volta che li abbiamo ascoltati e, per questo, abbiamo continuato a seguirli.
Per il sottoscritto, tra i molti ci sono i Violblast, gruppo spagnolo che ho conosciuto per caso, giracchiando in rete per stemperare un momento di noia, quando è uscito ‘Conflict’, l’album di debutto del 2016.
‘Conflict’ non è un capolavoro e pecca alla grande di originalità, ma la sua onesta genuinità e le doti tecnico–artistiche della band hanno avuto un grande impatto sul sottoscritto, che, da allora non ha smesso di tenerla d’occhio.
‘Theater of Despair’, secondo album di gennaio 2019, è un buon passo avanti verso la maturazione, deciso e tagliente. Le messe a punto da fare sono ancora tante, ma il lavoro riesce ed i Violblast confermano di avere i numeri giusti.
Arriviamo ai giorni nostri: ‘Lazarus Abandoned’, disponibile dal 27 febbraio 2021, è il terzo lavoro inciso dalla stessa squadra, forte e coesa, che, sempre di più, sta prendendo coscienza di se e consistenza. Le influenze si sentono ancora, i richiami alla Vecchia Scuola sono parecchi, ma i Violblast del 2021 manifestano una propria personalità massiccia ed anche parecchio malvagia.
‘Lazarus Abandoned’ è duro e nero come la roccia vulcanica, soprattutto è complesso, con spartiti progressivi e sofisticati, composti curandoli nei minimi dettagli.
I continui cori profondi e le controvoci oppressive, che accompagnano la voce demoniaca di Andrés Perez, ed il sound malignamente greve fa si che l’album sembri sia stato inciso nello studio di registrazione privato di Satana, prodotto per diventare la colonna sonora che accompagna il tormento delle anime dannate.
E’ un Thrash Metal che suona tremendamente cattivo, ribelle e denso, con una scaletta disomogenea che assembla bene brani tirati con altri più cadenzati, dando al disco un’andatura coinvolgente e stimolante.
Nulla è stato lasciato al caso: dalla cura dell’esecuzione dell’elegante lavoro delle due chitarre, all’impostazione della sequenza strofe–refrain, mai banale e scontata, dalla corposità della dinamica sezione ritmica, agli interludi che spiazzano, fino gli assoli esplosivi … ‘Lazarus Abandoned’ è il lavoro di un gruppo che sa dove sta andando.
Dall’intro ‘Ognömyos’ con le sue urla inumane e sofferenti, passando per la potente ‘Miserere’, la strafottente ‘Spasm’, la cattiva ‘The Last Adam’s Son’, l’eclettica ‘That Which You Kill’ fino alla potente ‘Await The Choir’ ed all’energetica Title Track finale, l’opera porta all’eccesso il tasso di adrenalina e non dà scampo.
Nient’altro da dire: provare per credere. Il balzo in avanti dei Violblast è ampissimo e, con ‘Lazarus Abandoned’ entrano a far parte del tessuto portante del movimento iberico.
C’è ancora del lavoro da fare, guai se non ci fosse, non siamo più nel periodo della consacrazione dei grandi terzi album (tipo ‘Master of Puppets’, ‘Reign in Blood’, ‘Among The Living’ … eh … che Tempi!) ma i Violblast sono sulla strada giusta e, sempre di più, stanno formando la loro identità.
Assolutamente da non perdere. Molto bravi!
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