Recensione: Lazarus Bird
Che la storia sia fatta di cicli è risaputo, e ovviamente questo vale anche per la musica. Se per lunghi anni, quindi, c’è stato nel metal estremo il rigetto completo delle divagazioni tecniche o psichedeliche, da qualche tempo a questa parte tutto questo viene riscoperto, rivalutato, sfruttato.
I Burst già ci avevano abituati a musica fuori dagli schemi con l’ottimo Origo e con una lunga discografia precedente, ma è su Lazarus Bird che ci spostiamo verso lidi completamente inesplorati: un mix di metal, hardcore e sonorità progressive affascinante, equilibrato e sostanzialmente riuscito. “Sostanzialmente”? Sì, perché nonostante pezzi come I hold vertigo, la bellissima Momentum (che ricorda addirittura il mood dei My Dying Bride o dei vecchi Anathema…) e la conclusiva City cloaked, Lazarus bird ha il difetto di essere un po’ prolisso e perdersi quando non dovrebbe; ma si tratta di un peccato veniale, i Burst devono evidentemente maneggiare con più esperienza una materia complessa come quella da loro affrontata.
Loro, del resto, hanno sempre avuto “problemi d’identità”, in positivo, s’intende: noti inizialmente per essere la band “dell’ex-bassista dei Nasum” (Jesper Liveröd, anche qui basso più backing vocals), si sono subito messi in luce grazie a un’anima divisa, a metà tra l’aggressione istintiva e la progressione cerebrale, e su di questo hanno fondato il loro regno. Eh sì, perché ormai di regno si può parlare: se infatti alcuni gruppi-guida del filone “metalcore intelligente” sono in fase critica (e citiamo ovviamente i Becoming The Archetype), i Burst semplicemente i distaccano dalle definizioni: e sfornano quello che può essere considerato il disco più evoluto e interessante del settore, magari accostandolo a quel gioiello di Precambrian dei The Ocean.
Lazarus bird è quindi musica intelligente per ascoltatori curiosi, e contiene una serie pressoché infinita di spunti e idee: esattamente quello di cui i nostri cervellini storditi da tanta banalità commerciale hanno fortemente bisogno. Se la musica è arte, e sappiamo quanto nel metal questo possa essere vero, meglio iniziare a riconoscere i capolavori dalle croste; e a fare dei veri artisti, come i Burst, i nostri punti di riferimento.
Alberto Fittarelli
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Tracklist:
1. I Hold Vertigo 07:15
2. I Exterminate the I 06:57
3. We Are Dust 07:11
4. Momentum 04:33
5. Cripple God 06:41
6. Nineteenhundred 07:53
7. (We Watched) The Silver Rain 09:50
8. City Cloaked