Recensione: Le Berceau Des Dieux
L’heavy metal è come la Porsche Carrera.
Sempre uguale ma sempre temibile.
Nelle sue innumerevoli varianti 911, dal 1965 detta legge.
Di Metallo classico, classicheggiante e tradizionalista ne è passato a fiumi sotto i ponti, da quando uscì tale disco con in copertina Louisa Livingstone e sullo sfondo il mulino ad acqua di Mapledurham, nell’Oxfordshire, in Inghilterra.
Tonnellate di band e tonnellate di dischi.
Come si fa, quindi, oggidì, a marcare la differenza?
Basta chiedere ai francesi Tentation. (qui loro intervista)
Senza inventare nulla, ma proprio nulla di nuovo, i quattro di Torreiles (Patrice Rôhée – voce, Guillaume Dousse – chitarra, Guillaume Pastor – basso e Laurent Metivier – batteria) sono riusciti, tramite la loro prima prova su full length targata Gates Of Hell Records, a sfornare un prodotto vincente, l’anno passato. Nati nel 2012, al momento nel proprio carniere vantano un Ep uscito solo in vinile nel 2015 contenente sei pezzi, seguito da un singolo e uno split su Cd con gli Iron Slaught.
Quante volte è capitato, sempre più di frequente, peraltro, in un’epoca dove è più la gente che suona e sforna prodotti musicali di quella che va ai concerti, di metter su un disco e liquidarlo dopo pochi minuti a suon di “skip” per manifesta pochezza?
O anche solo perché risulta come la fotocopia della fotocopia della fotocopia di qualcosa di (valido) ma già pubblicato eoni prima da altri?
Ebbene, con Le Berceau Des Dieux tale pratica non trova terreno fertile.
Il disco, accompagnato da un booklet dalla grafica minimalista vecchia maniera di dodici pagine con tutti i testi, consta di dieci pezzi condensati dentro quarantadue minuti abbondanti di musica, come si faceva un tempo, così da poter essere poi registrati senza tagli sul finale dentro un lato di una C90.
I Tentation assomigliano a tutti per non assomigliare a nessuno.
Quattro metallari tutti d’un pezzo, anche nel look, nel solco della tradizione.
Sanno distillare cannonate quali “L’Exode”, “Le Couvent”, “Conquérants”, “Baldr”, ”Heavy Metal”.
Le Berceau Des Dieux è lavoro fresco, potente, che non annoia. Scorre che è un piacere, con la stessa naturalezza di Hell On Earth degli Ancillotti, tanto per fare nomi e cognomi.
Dopo “Heavy Metal”, l’ultima canzone, parte irrefrenabile la voglia di premere ex novo il tasto play e dare una completa ripassata al lavoro partendo dalla traccia numero uno.
Cosa volere di più di questi tempi, per tutti gli amanti dell’HM tout court?
Stefano “Steven Rich” Ricetti