Recensione: Leader of the Pack

“Our music is not about glamour…our music is about heart”
Raise Your Fist: “alza il tuo pugno”, un monicker che evidenzia senza ombra di dubbio il carattere battagliero e sovversivo di questa band nata nel 2022 a Beerse, Belgio (e che, sarà una coincidenza, riprende il titolo di una robusta canzone dei Running Wild del 1987 e del 13° album di Doro Pesch).
‘Leader of the Pack’, disponibile dal 12 febbraio 2025, segue il Full-Length di debutto ‘First Thing First’ del 2023 ed è il loro nuovo EP, formato da cinque canzoni + intro di puro Metalcore genuino, carico di ferocia e determinazione.
La produzione dell’album è grezza, quasi rudimentale, con tratti al limite della confusione, ma è proprio attraverso questi suoni sporchi e selvatici che questi cinque incazzosi musicisti comunicano il loro stato d’animo ed il loro dissenso verso una società dai falsi ideali ed in mano a governatori totalitari, cercando di invogliare le persone a pensare liberamente, ad “avere cuore”, come essi stessi dicono nella narrazione dell’inquietante ma prepotente traccia introduttiva.
Il sound è duro, intransigente, privo di distensione anche durante i momenti maggiormente melodici, che ci sono, ma che hanno poco da spartire con i classici e duttili refrain che hanno portato il Metalcore al successo mediatico nella seconda metà degli anni ’90 ad opera di band quali Avenged Sevenfold, Shadows Fall, Trivium, giusto per citarne qualcuna.
‘Leader of the Pack’ ha un “profumo” pazzescamente underground … da jukebox dei peggiori bar di Caracas.
Basi ritmiche Death/Thrash, cantato urlato e ruvido controbilanciato da voci cavernose che ne aumentano la crudezza (con l’aiuto di ospiti esplosivi quali Seth Vanleene, Ex Behind Bars e Ziggy Coertjens dei Fatal Move), breakdown e cambi di scena micidiali, questo EP esorta senza mezzi termini a sollevare il proprio pugno.
Dall’inarrestabile ‘Inner Strain’, pericolosamente adrenalinica, passando per la mutaforma ‘The Pack’, con il suo Slayer-Riff iniziale che diventa prima melodia incisiva e poi crudele rallentamento e per la disturbante ‘Forced Freedom’, con la sua linea di chitarra che contrasta la cattiveria delle strofe ed il breakdown narrativo che la fa crollare su sé stessa, fino al Death nero dell’ostica ‘Against The Order’ ed alla teatralità della robusta ‘Never Out’. Tutto questo EP manifesta una potenza sonora ad alti livelli che porta alla devastazione uditiva.
Peccato che, come detto sopra, la produzione in alcuni punti fa una confusione che affossa un po’ le andature, ma ci può anche stare. Tutto suona genuino e vero in questo ‘Leader of the Pack’, dal piacevole retrogusto “live”, con una band che ci dice che quello che sentiamo in questo EP corrisponde a quello che è lei stessa: vera.
Abbiamo bisogno di band come i Raise Your Fist … ascoltiamoli!