Recensione: Leave Scars
Dopo aver subito qualche cambio di formazione, dovuto all’abbandono del membro storico Rob Yahn ed alla sostituzione del vocalist Don Doty con Ron Rinehart, più dotato tecnicamente e più capace di impostare la voce, i Dark Angel si ripresentano sull’affollato mercato discografico con questo “Leave Scars” cui spetta l’ingrato compito di succedere a quel “Darkness Descends” autentico classico del thrash più violento ed anticipatore del death metal.
Il terzo album di questi californiani, colpisce non soltanto per la compattezza del sound, la lucidità delle composizioni e per l’alto livello tecnico dei singoli musicisti, ma anche per l’originalità delle idee. Testi ben concepiti si accompagnano con l’impatto violento della loro musica densa di geometrie sonore davvero intricate e ci mostrano la nuova attitudine della band, non necessariamente intrappolata negli stereotipi delle nascenti tendenze death e grind.
Purtroppo la produzione di Michael Monarch penalizza le chitarre che hanno un suono abbastanza zanzaroso ed impastato a favore di una batteria dai ritmi veloci sempre in primo piano che soffoca spesso e volentieri il basso di Mike Gonzalez.
Ancora una volta è il duo Gene Hoglan e Jim Durkin ad occuparsi del songwriting, il gigantesco batterista è l’autore di quasi tutte le lyrics che si snodano su lunghissime parti vocali isteriche e schizoidi, aggredendo l’ascoltatore e trasportandolo in un inferno di degenerazioni psicologiche e sinistre tematiche dell’oscurità.
Si parte subito in quarta con “The Death Of Innocence” una scheggia impazzita che li accomuna agli Slayer non solo per la potenza distruttiva ma perché ne riprende il tema del serial killer. Il risultato è una song che affronta la nera odissea di un assassino che chiede di essere fermato e, non di meno, continua la sua attività segreta: uccidere persone a caso.
La successiva “Never To Rise Again” diretta e senza fronzoli non disperde un’oncia dell’energia della opener mentre “No One Answers” mostra inaspettati rallentamenti doomeggianti accanto alle solite ritmiche ultraheavy, struttura che ben si adatta alla terribile storia di violenza narrata nel testo con toni rabbiosi ed espliciti.
Tetro e apocalittico pure lo strumentale “Cauterization”, all’interno del quale gli ascoltatori più attenti non faticheranno a riconoscere alcuni riffs di “Slaughterhouse” dei compagni di etichetta Powermad.
Discutibile la scelta della cover di “Immigrant Song” – gloriosa opener di “III” dei Led Zeppelin – personalissima quanto breve e fulminante versione thrash di un classico della musica popolare. Come dire: il desiderio di registrare qualcosa di diverso dal resto.
Più convincente “Older Than Time Itself” caratterizzata da ritmiche taglienti ed ossessive che riescono a disegnare un groove sufficientemente vario e meno distruttivo.
Pollice verso per il filler “Worms”, spiazza e delude.
Necessario, quindi, un ritorno al tecnicismo dei primi brani e la band con “The Promise Of Agony” è capace di prodursi in una cavalcata metallica decisamente lunga e improntata alla descrizione dell’esplorazione dei meandri più oscuri della psiche umana, dove si annida un senso opprimente di solitudine e fascino ambiguo della morte.
Poi la title track, “Leave Scars”, si abbatte senza pietà: una scarica di riffs e cambi di tempo cuciti insieme in un intreccio che “lascia cicatrici”. È l’ultimo brano che i Dark Angel danno in pasto al pubblico underground prima di imbarcarsi nel tour europeo.
Onestamente il five-piece ha superato la prova del terzo album; intravedo infatti nuovi stimoli creativi e la tendenza a sviluppare quel sound di una pesantezza quasi asfittica culminata con “Time Does Not Heal”, lavoro ambizioso e difficile, da molti indicato come la loro opera migliore e già recensito su queste pagine.
Emanuele “EmmaLIAR” Lacchia
LINE-UP:
Ron Rinehart – vocals
Jim Durkin – rhythm and lead guitar, violin bow, assorted instruments, backing vocals
Mike Gonzalez – bass, backing vocals
Eric Meyer – rhythm and lead guitar, backing vocals
Gene Hoglan – drums, rhythm guitar, assorted instruments, backing vocals
TRACKLIST:
1. The Death Of Innocence (3:49)
2. Never To Rise Again (3:55)
3. No One Answers (7:50)
4. Cauterization (7:20)
5. Immigrant Song (1:47)
6. Older Than Time Itself (7:00)
7. Worms (2:17)
8. The Promise Of Agony (8:26)
9. Leave Scars (7:40)