Recensione: Leaves and Blood
L’Elisa De Palma che non ti aspetti. Leaves and Blood, il Suo nuovo lavoro uscito sotto etichetta L.A. Riot Survivor Records si discosta totalmente dall’acciaio al calor verde che la bionda cantante è usa proporre con gli Spidkilz. L’ex frontwoman dei White Skull nel periodo Forever Fight – un discone – riversa su Cd il desiderio di registrare, in maniera professionale, un repertorio acustico figlio di un’intimità musicale che affonda le proprie radici sin dagli inizi, quando la Nostra iniziò, all’età di sedici anni.
Completamente suonato e interpretato da Elisa, in tutte le Sue parti, l’album consta di undici canzoni dai testi più vari, fra favole e sensazioni personali. Il booklet accompagnatorio di quattro pagine li contiene tutti quanti e, leggendo fra le righe finali, si scopre che il disco è dedicato a Monica, sorella dell’autrice, mancata nel 1992, alla quale era molto legata.
Per gustarsi al meglio una siffatta uscita si deve giocoforza entrare nello stato d’animo corretto, lasciando da parte il classico approccio tutto watt, doppia cassa, ostentazione di muscoli e chitarre elettriche distorte. Scevra dagli abituali cliché la voce di Elisa riesce nell’impresa di suscitare soavi emozioni, ancor più forti, invero, se idealmente contestualizzate: la stessa cosa proposta da una “abituata” alla melodia tout court probabilmente possiede un sapore minore rispetto a quanto fatto da chi comunemente possiede una seconda pelle tutta borchie, jeans, toppe degli Overkill e che si prende senza timore il posto dietro al microfono fra lo sferragliare degli strumenti.
L’opener Leaves on my Body è la traccia portante di tutto il lavoro: songwriting accattivante e performance in linea da parte della cantante degli Spidkilz, sensuale quanto basta ma soprattutto al servizio del pezzo e non di se stessa. In casi come questi, si sa, il rischio dell’autocelebrazione è sempre dietro l’angolo. Altro brano sopra la media risulta Woods, a testimonianza che Elisa renda molto di più quando punta alla profondità, un po’ meno quando fa la scanzonata, nonostante le vada dato atto che in queste occasioni sciorini la necessaria e fondamentale dose di autoironia. Fra gli altri episodi, da segnalare la settantiana My Kingdom e Solitary Fields, dall’azzeccato retrogusto dollaresco a la Sergio Leone.
In definitiva Leaves and Blood si rivela lavoro intrigante, che non stanca, piacevole da assaporare anche in sottofondo. Certo è che, dopo esserselo sparato tutto di fila magari per un paio di volte, vien davvero la voglia irrefrenabile di sentirsi quantomeno un paio di mazzate HM da Forever Fight, come è nomale che sia, probabilmente per noi, esseri umani in perenne astinenza da vero acciaio sotto forma di note musicali.
Elisa De Palma: brava e coraggiosa.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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