Recensione: Leaving The End Open
Non si può certo parlare di grande prolificità riferendosi agli Hardline.
Sorto nel 1992 ed autore in quello stesso anno di “Double Eclipse”, esordio considerato a buon titolo, uno dei migliori prodotti di radice hard rock realizzati nella storia del genere, il gruppo di Johnny Gioeli ha saputo replicare il colpo solo ben dieci anni dopo, nel 2002, con un secondo platter intitolato semplicemente “II” che riprendeva in parte le sonorità del debutto – pur senza eguagliarne in toto lo splendore qualitativo – ricollocando in scaletta anche alcuni pezzi composti all’epoca con il grande Neal Schon (leggendario chitarrista, inutile ricordarlo, di Journey e Bad English), protagonista della primissima incarnazione del combo.
Per arrivare al terzo gradino discografico (tralasciando il live uscito poco dopo “II”, nel 2003), sono stati sufficienti questa volta “solo” sette anni, periodo di tempo intercorso a separare la penultima fatica in studio, da “Leaving The End Open”, plurimandato ed ormai attesissimo nuovo disco della band americana.
Passi in avanti certo, ma al di là della facile ironia relativa alla scarsissima produzione presentata in quasi 17 anni di carriera, un unico aspetto capace di contraddistinguere con sicurezza le poche uscite sin qui offerte, permane immutato. La qualità.
Gioiscano i fan dunque. Anche questa volta, infatti, mr. Gioeli, nel frattempo legatosi a doppio filo con il bravo Josh Ramos (guitar player, conosciuto per i trascorsi con The Storm e Two Fires, negli ultimi anni divenuto una sorta di “garanzia” in ambiti melodici), ha saputo dare alle stampe un album notevole che, sebbene non paragonabile allo sfavillante debut, mantiene inalterato il fascino ed il prestigio da sempre accostabile al marchio Hardline.
“Leaving The End Open” può essere sommariamente descritto in poche parole. Un disco di classe eccellente e ben sopra la media nella prima parte di brani, purtroppo destinato a calare verso una comunque gradevole normalità, nelle zone conclusive.
Inutile perdere tempo in preamboli legati ad aspetti non direttamente connessi alla questione musicale. Definire in altro modo che splendide, tracce ad ampio respiro, ben costruite e dalle armonie fascinose come l’iniziale “Voices”, le seguenti “Falling Free” e “Start Again” (ballata di enorme classe), via via, sino al ritornello della bellissima “She Sleeps In Madness”, appare oggettivamente impossibile. Grande padronanza degli strumenti, un alone quasi progressivo nell’affrontare armonie hard rock di indubbio buon gusto e la solita inconfondibile voce di Gioeli, singer tanto sottovalutato quanto di razza superiore.
Molto buoni poi i ritornelli, sempre carichi di enfasi, ed il lavoro di Ramos, al solito “presente” ed in grado di marcare con personalità ogni passaggio sottolineato dalla sua sei corde.
Tono leggermente inferiore invece, per il lotto conclusivo di canzoni, certo ben lontane dal risultare spiacevoli, ciò nonostante meno emozionanti rispetto quanto ascoltato sin qui.
“In This Moment”, infatti, è un banale ed un po’ tedioso esempio di ballad per sola voce e pianoforte, mentre le seguenti “Give In To This Love” e “Hole In My Head”, presentano il lato meno passionale degli Hardline, basato su di un rock moderno in ogni modo di buonissima fattura che però sa rendersi meno coinvolgente di quanto atteso. La conclusiva “Leaving The End Open” è una tradizionale melodia di commiato che piace e ben si innesta nel profilo dell’album, mentre meritevole di ancora maggiori consensi appare “Before This”, divertito e brillante up tempo che sembra occhieggiare all’easy listening, in virtù di una struttura allegra e di un coro di sicuro impatto.
Fatta l’analisi, ascoltata più volte l’intera tracklist e presi in esame i precedenti capitoli, le considerazioni definitive nascono quindi immediate e spontanee.
Il nome Hardline non perde una virgola di fascino ed il nuovo nato, pur lontano dai fasti antichi, rende il giusto omaggio ad un monicker glorioso ed altisonante.
È impossibile tuttavia, non covare un minimo di rammarico che si manifesta tra le pieghe di quella che, ad ogni buon conto, rimane classificabile come un’ottima release.
In presenza di una scaletta senza le poche cadute di tensione percepibili nelle battute finali, il successo sarebbe stato davvero completo e la possibilità di annoverare “Leaving The End Open” tra i sicuri top album dell’anno, assolutamente certa.
Sarà probabilmente per la prossima occasione. Con l’augurio sentito che possa concretizzarsi ben prima del 2019…
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Tracklist:
01. Voices
02. Falling Free
03. Start Again
04. Pieces Of Puzzles
05. Bittersweet
06. She Sleeps In Madness
07. In This Moment
08. Give In To This Love
09. Before This
10. Hole In My Head
11. Leaving The End Open
Line Up:
Johnny Gioeli – Voce
Josh Ramos – Chitarra
Michael T. Ross – Tastiere
Jamie Brown – Basso
Atma Anur – Batteria