Recensione: Legacy
Daniele Liverani appartiene alla schiera di artisti immersi costantemente nella ricerca della perfezione. Talento e tenacia gli appartengono, assieme a un sacco di buone idee che portano il musicista a dedicarsi a più progetti musicali: Genius Rock Opera Trilogy, Prime Suspect, Cosmics, sono solo alcuni dei nomi delle sue creazioni. All’inizio del 2011 torna con la sua progressive metal band, i Twinspirits; senza stravolgimento di line-up, riconfermando i musicisti di The Forbidden City che, come vedremo, sarà uno dei punti di forza del terzo traguardo in studio: Legacy.
Il titolo del nuovo album suggerisce un’eredità proveniente dal passato: la busta ormai ingiallita preserva un messaggio trasportato dal tempo, su cui la ceralacca ad imprimere il sigillo caratteristico di ogni comunicazione importante. Ecco quindi che, pronti ad accogliere il messaggio, arriva il momento di ascoltare quello che il suo contenuto ha da offrire.
Il nuovo lavoro dei Twinspirits appare come diviso in due parti formate da sei brani la prima e da una suite divisa in cinque capitoli la seconda. Spetta a Senseless introduce l’ascoltatore nel vivo del nuovo album, presentando le novità del sound: più diretto rispetto al passato, pur rimanendo fortemente ancorato al progressive. Un suono più asciutto, l’uso dei cori dosato con parsimonia ma di forte impatto emotivo ove presente. Daniele Liverani in veste di tastierista/compositore dà un tocco personale alle canzoni, abbellendole con atmosfere e soli mai invadenti che dialogano nel migliore dei modi con gli altri strumenti.
Il cantante Göran Nyström si riconferma la scelta azzeccata per il complesso, sempre a suo agio su tutte le partiture; lo si evince particolarmente in Blind Soul, mentre nell’intero platter mostra una grande padronanza tecnica. Dario Ciccioni, Tommy Ermolli e Alberto Rigoni (rispettivamente batterista, chitarrista e bassista) sorprendono per la maturità raggiunta sul proprio strumento. Considerando l’età media dei ragazzi è inevitabile rimanere colpiti per i loro fill, i loro riff e i loro soli, in cui vengono mostrati senso artistico e personalità, ora più forte che mai.
I testi proiettano nell’era moderna con le annesse preoccupazioni ed ansie. Ma, sia nella musica, sia nelle parole, non è lo smarrimento a padroneggiare, bensì la voglia di risalire e risanare gli equilibri; la ballad Don’t Kill Your Dreams orienta in questo senso, oltre che donare melodie raffinate.
Con The Endless Sleep si spengono le luci e si apre il sipario: un’intro sinfonica eseguita da un’orchestra classica diretta da Robin Olson presenta un tema diverso da quello ascoltato sinora, sia per i testi, sia per le musiche. Si tratta di una delle composizioni più ambiziose dei Twinspirits ed è sicuramente il brano di riferimento per l’album. In trenta minuti si tocca ogni elemento che contraddistingue la band e non solo.
La suite narra di un personaggio principale che prematuramente muore. Giunto all’aldilà, al cospetto di un’entità superiore, gli viene concessa la possibilità di tornare al mondo vivente in qualità di supervisore e relatore delle faccende umane. Particolarmente emozionante l’incontro che riavrà coi genitori e i flussi di coscienza che assorbono il protagonista nel suo viaggio. Nessun calo di tensione durante l’ascolto, dove la teatralità domina e obbliga l’attenzione dell’ascoltatore a rimanere vigile. Un plauso alla produzione che risulta essere di altissimo livello, a cura dello stesso Daniele Liverani e Lars Eric Mattson. Ogni strumento bilanciato, ogni passaggio ricco di una nitidezza di suono impressionante.
Non dovrebbe sorprendere ritrovarsi a cantare il ritornello di Over and Over Again, ad esempio, oppure sentire il bisogno di scatenarsi in danze ascoltando I’m Leaving To This World. In questa prospettiva, il disco avrà un ottimo potenziale di coinvolgimento nella dimensione live.
Legacy è figlio di un’eredità che affonda radici negli anni d’oro del progressive, passa per i più recenti Fates Warning e Dream Theater, e giunge ai Twinspirits, che a loro volta rielaborano i dettami del genere porgendo il testimone. Si tratta di un lavoro che potrebbe fare da colonna sonora delle nostre giornate donando dinamismo, energia ed inoltre cresce con gli ascolti.
Citando Pay For Their Art, secondo brano dell’album, non permettiamo che il sogno svanisca. Responsabilizziamoci, verso l’arte di chi, con passione, scrive la storia della nostra musica preferita.
Antonio ‘kunstwollen’ Guida
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Tracklist:
01. Senseless
02. Pay For Their Art
03. Blind Soul
04. Slave To This World
05. Don’t Kill Your Dreams
06. Over And Over Again
07. The Endless Sleep / The Endless Sleep
08. The Endless Sleep / What Am I Supposed To Do
09. The Endless Sleep / Legacy
10. The Endless Sleep / I’m Leaving This World
11. The Endless Sleep / Tell Me The Truth
Lineup:
Göran Nyström – lead and backing vocals
Tommy Ermolli – guitars
Daniele Liverani – keyboards, producer
Alberto Rigoni – bass
Dario Ciccioni – drums
Addition orchestration, violins and violas on “The Endless Sleep” overture by Robin Olson