Recensione: Legacy Of Kings
Sarebbe stupido sostenere che gli Hammerfall siano la band più originale e innovativa della scena, tanto le loro influenze sono limpide. Io dico però che finché la musica riesce ad entrarti dentro e smuovere qualcosa (sia rabbia, esaltazione, violenza, emozioni in generale), non ascolterete mai lagnanze da parte mia.
Dopo il debut, “Glory To The Brave”, le mie aspettative erano davvero esose, dal momento che quel disco conteneva dei pezzi davvero heavy e accattivanti: l’atmosfera che era riuscito a creare mi aveva avvolto a tal punto che potevo quasi sentire quel senso di orgoglio e onore dei combattenti durante la loro crociata…
Purtroppo quel sentimento è scomparso col nuovo album. “Legacy Of Kings” è senza dubbio un buon album di power metal, visto che gli ingredienti ci sono tutti: potenza, melodia, riff e linee vocali molto catchy e ritmiche granitiche. Tuttavia è proprio sui brani più convincenti che l’ombra dei maestri Warlord si fa inquietante. E’ il caso della esplosiva opener (lanciata anche come singolo) “Heeding The Call”, o di “Dreamland”, forse il pezzo migliore dell’album insieme a “At The End Of The Rainbow”, sognante e maestoso caratterizzato dal prezioso riffing di basso che sostiene l’incedere della canzone fino all’anthemico chorus.
La scelta di inserire due power ballads è forse eccessiva, dal momento che solo una, “The Fallen One”, mi ha soddisfatto abbastanza, anche se mi aspettavo un finale in crescendo (il pezzo è anche quello che conclude il disco). Sciapa e apatica risulta invece “Remember Yesterday”, con un Cans davvero fastidioso nella parte del cantore malinconico, che mostra il motivo per cui viene tanto denigrato da chi predilige sonorità più energiche. Spicca anche “Warriors Of Faith”, con il suo drumming serrato e una performarce da parte di Rafling (chitarra solista) assolutamente di classe.
Da segnalare la bella cover di “Back To Back” dei Pretty Maids, targata 1984, anno al quale gli Hammerfall dimostrano ancora di essere davvero attaccati quanto a sonorità (dopo il tributo ai Warlord con “Child Of The Damned”).
Le differenze con il suo predecessore, comunque, ci sono: “Legacy Of Kings” segna a suo vantaggio un uso leggermente accentuato di cambi di tempo (anche se il risultato finale intacca a volte la resa complessiva del pezzo), mentre perde ancora in epicità, soprattutto nei ritornelli.
A livello di sound LoK vanta una produzione più pulita e lustra di GTTB, motivo in più per mettere in luce di nuovo il calo d’intensità rispetto al debut. Sbiadito.
Tracklist:
1. Heeding the Call
2. Legacy of Kings
3. Let the Hammer Fall
4. Dreamland
5. Remember Yesterday
6. At the End of the Rainbow
7. Back to Back
8. Stronger than All
9. Warriors of Faith
10. The Fallen One