Recensione: The Howling Silence
I Warcrab, leggenda dello sludge metal europeo, sfornano a quattro anni di distanza da “Damned in Endless Night” un full-length nuovo di zecca, il quarto in carriera, intitolato “The Howling Silence”.
Partiti con sonorità esclusivamente sludge, appunto, “The Howling Silence” rappresenta un passo di avvicinamento, vero e concreto al death metal. È bene osservare che, nonostante questo affinamento stilistico, i Warcrab non hanno assolutamente abbandonato le sonorità fangose del genere primigenio.
Il risultato di questa mistura è, almeno a parere di scrive, più che buono, giacché va a estrinsecare un personalità adulta, fiera, sicura di sé; nella quale l’autostima la fa da padrone. Sì, poiché il combo del Regno Unito, evolvendosi e sganciandosi, seppure parzialmente, dai soliti cliché, aumenta la propria visione musicale e quindi la varietà del proprio bagaglio tecnico/artistico.
Peraltro, questo sganciarsi dall’arcaico leitmotiv che regge il sound sin dal 2012, anno in cui è stato dato alle stampe debut-album, omonimo, consente di ampliare lo spettro costruttivo, potendo fruire di più dettami rispetto a quelli derivanti dal solo sludge metal. Il quale, è cosa buona e giusta evidenziarlo, rappresenta ancora una cospicua fetta dello stile dei Nostri. I quali, ancora di più, se possibile, riescono a tratteggiare i segni caratteristici che ne connotano il proprio marchio di fabbrica. Una fattispecie, questa, che aiuta il combo di Plymouth a diventare una top-band. Posto e considerato che già non lo fosse.
A ogni modo “The Howling Silence” è un disco compatto, massiccio come le Montagne Rocciose, che non presenta alcun calo di tensione né tantomeno filler e/o riempitivi. Pesantissimo, se metaforicamente immaginato come una mazza, in grado di spaccare schiene e mascelle. Dall’incedere possente, riempie ogni secondo i suoi quarantacinque minuti di durata.
Abbandonata l’idea delle tre chitarre, nata proprio con “Damned in Endless Night”, anche come lunghezza delle canzoni si ritorna ai fasti di “Scars of Aeons” (2016). Una scelta che riporta il quintetto britannico alla sua vera natura, tesa in primis all’approfondimento del songwriting. Songwriting elaborato, pensato a lungo ma lungi dall’essere irrespirabile, capace di dare alla luce brani più lunghi dei soliti tre/tre minuti e mezzo, con la presenza – pure – di due suite (‘As the Mourners Turn Away’ e ‘Howling Silence’) che attivano la visione di un esistenza cupa, oscura e triste.
La musica di Martyn Grant e compagni non è mai stata allegra ma, qui, la possibilità di far proprie anche le emozioni strettamente legate al death metal, consente di scavare a fondo nell’animo umano, ove albergano i sentimenti più veri e duraturi, come la tristezza e la malinconia. Emanazioni invisibile che sono ben rappresentate nella ridetta closing-track ‘Howling Silence’, song assai articolata che scava, scava, scava sino ad arrivare al dolore, all’assenza di speranza. Non che l’LP sia incentrato per natura su questi elementi lisergici, purtuttavia è la sua foggia musicale che lo porta, con naturalezza, in direzione di questa strada costellata di singhiozzi.
Se non buono, ottima la scelta dei brani, vividi nell’esistere di vita propria. Il livello compositivo è eccellente e i brani stessi ne risentono, giacché si possono ascoltare e riascoltare numerosissime volte senza che si insinui la noia. Anche perché ciascuna traccia è un Mondo a sé, da esplorare con calma stando attenti ai suoi numerosi particolari. Tracce che, come dev’essere, obbediscono agli stilemi alla base del progetto-“The Howling Silence”.
I Warcrab sono una formazione di gran classe, coesa nei suoi singoli componenti, capace di rendere interessante a tutti una proposta musicale teoricamente di nicchia.
Daniele “dani66” D’Adamo