Recensione: Leprous Daylight

Di Daniele D'Adamo - 20 Ottobre 2023 - 0:00
Leprous Daylight
74

Nati nel 2020, i Fossilization raggiungono abbastanza presto il traguardo del primo full-lenght, “Leprous Daylight”, dopo un breve allenamento a base di EP, singoli e split.

Nel campo del death, ultimamente stanno prendendo piede le one-man band, solo pochi anni fa retaggio del solo black metal. Apparterebbero a questo insieme anche i Fossilization se non fosse che, accanto al factotum V, ci sia un batterista umano: P. Circostanza rilevante, dal punto di vista della resa sonora, poiché seppure ben programmate, le drum-machine rimangono sempre e solo delle… drum-machine.

In questo caso, invece, il drumming scellerato del ridetto P mostra quella dovizia di particolari voluti dal genere, e cioè continui e ripetuti cambi di tempo, in una varietà di tutto rispetto, sino ad arrivare a oltrepassare le soglie dei blast-beats, eseguiti in maniera perfetta sì da accompagnare alla velocità anche la potenza.

I brasiliani, in antitesi alla solarità del Paese natìo, si muovono in un oscuro underground, cui campeggia ovunque uno sgradevole e deciso odore di muffa misto a umidità. Il mood del disco, e non poteva essere altrimenti, è imperniato su emozioni introspettive quali tristezza e malinconia. Il sound è rifinito con il fango, in modo tale da rendere l’idea di un qualcosa di non ben definito che si muove entro i più reconditi anfratti dell’animo umano. Un qualcosa che divora la carne dall’interno, togliendo la vita a grappoli, come se l’arcigno mietitore fosse impegnato a vendemmiare sentimenti fugaci come gioia e felicità.

V sa bene, magari per esperienza personale di vita vissuta, che il sorriso è infinitamente breve se paragonato ai momenti di oscurità. Il buio, materializzato come entità, avvolge sempre tutto e tutti, calando un velo di mestizia a mò di sudario. Una metafora, questa, che sgorga spontanea dall’ascolto della parte più cadenzata dei brani, in genere improntati sullo sfascio assoluto; il che significa che “Leprous Daylight” è dotato di una buona visionarietà. Peraltro, il tanto perenne quanto inintelligibile gorgoglio che erutta dalla gola di V è un elemento fondamentale per attivare l’insorgenza di immagini cupe, scure, non bene identificabili ma sicuramente atte a demolire l’ottimismo, posto che ce ne sia ancora, nell’epoca attuale.

A tutto ciò si lega in modo irreprensibile il lavoro della chitarra. Riff marci ma ancora vivi si susseguono con ferocia senza soluzioni di continuità, aderendo perfettamente al concetto di avvilimento che permea le molecole del disco. I toni sono tenebrosi, relativi in grande parte alla sezione in cui gli hertz si contano sulle dita delle mani. Accordi totalmente ribassati rispetto al consueto, quindi, per dare quanta più spinta possibile alla risalita, dalle più lontane profondità della Terra, dell’orrore. Orrore dell’esistenza, orrore per la violenza brutale che sottolinea la cosiddetta vita di tutti i giorni.

A volte messo un po’ in disparte, il basso, stavolta, si rivela indispensabile alla bisogna, pulsando lentamente dando così il tocco finale al tutto. Come nella conclusiva ‘Wrought in the Abyss’, citata appositamente poiché rappresentativa di tutto il lavoro ma, soprattutto, per la sua grondante afflizione, per la sua idealizzazione della più intensa infelicità. Il che, probabilmente, è il fine che si è posto V all’inizio del suo progetto artistico.

Il quale, brano dopo brano, assume una dignitosa rilevanza, giacché i singoli episodi mostrano di avere una loro precisa personalità, racchiusa in un cuore malato di amarezza. Che è, poi, il leitmotiv dell’LP. A sua volta sparso a piene mani in tutte le tracce, intro compreso (‘Archæan Gateway’).

Va da sé che “Leprous Daylight” sia percepibile nella sua totale unitarietà solo e soltanto dalle personalità più sensibili, più indifese, se si vuole più timide, in grado tuttavia di accordare la propria anima alle note delle varie canzoni. Che, assieme, per rendere l’idea, possono definirsi come esempio nativo di depressive death metal.

Daniele “dani66” D’Adamo

Ultimi album di Fossilization