Recensione: Les blesseurs de l’Âme
Quello tra Francia e metal estremo, con il passare del tempo, è divenuto un binomio indissolubile. L’Hexagone, specie negli ultimi anni, ha partorito alcune delle band più originali e gradevoli dell’intero panorama mondiale.
Alle realtà più “giovani”, si affianca anche un consistente numero di gruppi di vecchia data, i quali hanno dato vita a dischi di grande valore storico e musicale.
In questa schiera di nomi rientrano a pieno titolo anche i Seth, seminale formazione che, pur senza inventare nulla, si è distinta per aver creato musica di spessore, estremamente coinvolgente e appassionante.
Nati a Bordeaux nell’ormai lontano 1995, i Nostri danno alla luce, nel 1998, il primo lavoro rispondente al nome di “Les blesseurs de l’Âme”.
Il combo parte da quanto già ampiamente sperimentato da Emperor, Limbonic Art e dai primi Dimmu Borgir, plasmando una proposta sufficientemente personale, che fa dell’atmosfera il suo punto di forza. Ma cosa significa tutto ciò tradotto in musica? Semplice: brani diretti ma mai banali, chitarre taglienti e sature al punto giusto, partiture di tastiera eleganti e barocche, drumming impetuoso e potente e uno scream abrasivo e catacombale, dotato della giusta dose di cattiveria.
Il lavoro -ristampato dalla Season of Mist questo Giugno, con l’aggiunta di due bonus track- è diviso in nove canzoni per un minutaggio prossimo all’ora di musica. I brani scorrono uno dopo l’altro con grande piacevolezza ed evidenziano il raffinato lavoro svolto in fase di songwriting.
Nonostante, come si diceva in precedenza, le composizioni seguano un andamento lineare, non mancano passaggi più tortuosi ed articolati, dai quali emerge la preparazione tecnica dei musicisti.
Gli otto primi e trentun secondi di “La quintessence du mal” risultano esemplificativi di quanto detto fin’ora: una breve introduzione di tastiere fa da preludio ad un’esplosione di chitarre sostenute da una batteria che furiosa scandisce i tempi, senza lasciare un momento di respiro. La consueta ferocia del black metal convive con atmosfere gelide tipiche dei film horror, dando vita ad un brano che renderà felici tutti gli appassionati del black più raffinato. Ascoltando la traccia, è impossibile non pensare ai Limbonic Art dello splendido “Epitome of Illusion”, uscito per altro lo stesso anno di “Les blesseurs de l’Âme”.
Con “Hymne au vampire (Acte I)” entrano in scena, per la prima volta, le chitarre acustiche, che timidamente accompagnano tutti gli altri strumenti. Il pezzo si discosta leggermente dal precedente, rispetto al quale propone un approccio meno estremo, grazie a linee melodiche dal sapore vagamente medievale.
Altro titolo degno di nota è “Le cercle de la renaissance”: l’episodio -il più lungo dell’intero platter- sfrutta la sua durata per passare da momenti più tirati e violenti, che ricordano vagamente gli Emperor dell’immortale “In the Nightside Eclipse”, ad altri decisamente più pacati, durante i quali tastiere e chitarre acustiche divengono le vere protagoniste. Non mancano le lunghe sezioni strumentali durante le quali i nostri danno sfoggio della buona tecnica esecutiva, con una lode di merito da riservare al guitar work, multiforme ed appassionante come non mai.
Se con queste canzoni i nostri toccano vette qualitative eccezionalmente elevate, non pensiate che gli altri episodi siano da meno: la generale e alta qualità dei brani che compongono la tracklist riuscirà a soddisfare anche il blackster più navigato e intransigente.
Anche le due bonus track, rispondenti ai nomi di “Les sévices de la peste” e “Corpus et anima”, si integrano alla perfezione con gli altri titoli, sebbene differiscano stilisticamente, abbracciando più da vicino gli stilemi del black dei primi anni 90.
A sostengo di un album sì tanto riuscito, troviamo anche una produzione al passo con i tempi, capace di valorizzare l’immensa mole di lavoro svolta dal combo; i suoni sono corposi, pieni e potenti e il sapiente lavoro di missaggio sottolinea a dovere ciascuno strumento.
Alla luce di quanto detto fin’ora, come valutare dunque questo “Les blesseurs de l’Âme”? Il voto finale non può che attestarsi, come capirete, su alti livelli. Il grande impegno profuso dal gruppo, unitamente ad un songwriting di qualità e ad una prestazione tecnica più che soddisfacente vi lasceranno sicuramente piacevolmente stupiti. Il disco, oltre che agli appassionati di Limbonic Art ed Emperor, riuscirà certamente a far breccia nei cuori di tutti gli amanti del black metal più atmosferico e melodico. Se ancora non avete avuto l’opportunità di conoscere i Seth, non fatevi assolutamente scappare quest’occasione, non ne rimarrete delusi.
Buon ascolto.
Emanuele Calderone
Tracklist:
01 – La Quintessence Du Mal
02 – Hymne Au Vampire (Acte I)
03 – Hymne Au Vampire (Acte II) …Vers Une Nouvelle Ère
04 – Le Cercle De La Renaissance
05 – Les Silences d’Outre-Tombe
06 – Dans Les Yeux Du Serpent
07 – …À la Mémoire De Nos Frères
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