Recensione: Les irreals visions
“Les irreals visions” è quel sogno in cui la mestizia ed i toni di grigio diventano il luogo caldo in cui contemplare pensieri profondi, un po’ come quando fuori piove e soffia il vento e ci si stringe al tepore di un sentimento profondo, ad una consapevolezza che non ci si voleva tener stretta.
Così vi raccontiamo della quinta fatica in studio degli spagnoli Foscor. Il progetto nasce nel 1997, mostrando una produzione dilatata nel tempo, inframmezzata da singoli ed Ep. Lo scricchiolio di una barca ci culla verso un orizzonte che si colora di un pallido rossore. Il sound proposto è un progressive molto raffinato, vicino ai più melodici Opeth, Enslaved e Code.
Scuola norvegese allora, tratti epici che non si affacciano mai al black, restando al lato più sereno del pur sempre suono dark dei nostri. L’impasto di voci costella di sfumature le già numerose particolarità ortografiche del full-length.
La frizzantezza esecutiva di ‘Malfiança’ mostra come gli artisti sappiano ogni volta variare il loro approccio all’ascoltatore. Inerti contempliamo una bellezza dai lineamenti purissimi, spontaneità che poi si fa corrucciata, ma che ad ogni nuovo sorriso ci riempie il cuore. L’uso delle chitarre colma di passione ogni nota, giochi di luci ed ombre, di bianco scuri che l’uso della lingua spagnola, con i suoi suoni e pronunce, adorna di malia. Si nota una certa derivazione dal black, filone a cui in passato la band apparteneva e che come è anche accaduto per la scuola norvegese ha poi cambiato il tiro verso il progressive.
‘De marges i matinades’ è reale conferma di questa attitudine, con un episodio vocale che è purissima nera fiamma. In questo senso è chiaro come ci sia una forte influenza della Norvegia, ma non mancano riferimenti alle tradizioni ispaniche in talune suite (vedi il pianoforte finale e le melodie di ‘Espectres al cau’). Tutto questo non deve far quindi pensare ad una mancanza di personalità, perché il full-length è così ben curato e suonato da non poter passare inosservato. Cacofoniche ritmiche e dissonanti armonie sono il pensiero geniale di una mente acuta, gentilezza e classe che poi affiora abbracciandoci. Non lasciatevi sfuggire questa perla, non ne resterete delusi.
Stefano “Thiess” Santamaria