Recensione: Les Ténèbres Modernes
Formazione di culto dell’underground black metal, i canadesi Neige et Noirceur giungono, con quest’ultimo “Les Ténèbres Modernes“, al traguardo del quinto album in studio, se si escludono una marea di EP e split album.
Uno stile marziale, ferale e volutamente ripetitivo, infarcito di abbondanti influenze drone ed ambient a rendere il tutto più straniante ed alieno, come se la produzione estremamente grezza e quasi per nulla rifinita (il tutto senza mai sofciare nella cacofonia da presa per i fondelli, ma mantenendo tutto sufficientemente nitido e chiaro) non bastasse già di suo a regalare al disco una certa aura oscura e ben poco tranquillizzante.
Un’attitudine che sembra figlia diretta dei primi pilastri inossabili del Black, a cui il Nostro (unico mastermind del progetto, dal differente nome artistico ad ogni release) sembra pagare un tributo più che dignitoso: l’originalità é quasi assente, e proprio a voler essere onesti sui primi ascolti il disco non sembrerebbe catturare un interesse sufficiente dato che in ogni brano vi é sempre qualcosa che ti pare di aver già sentito in qualche release passata da parte di realtà di ben altro calibro storico, eppure nonostante tutto vi é sempre un certo fascino morboso di fondo da appassionare all’ascolto approfondito ogni qualsivoglia amatore delle sonorità più grezze e ferali come il sottoscritto.
I brani sono brevi e, tolte sparute eccezioni in grado di superare i 5 minuti ed un unico pezzo eccedente oltre i 6 minuti come ‘La Mécanique de Lucifer’, sono tutti diretti al punto, fedeli ad una linea oltranzista che sembra esser molto cara al nostro compositore canadese: un mix di black metal vecchia scuola, privo di alcun modernismo, suoni ora più laceranti ora più industriali, una nebbia di fondo in grado di rendere più grigio il tutto grazie anche a quella ‘produzione’ accennata poco sopra.
Grazia e modernità sembrano di un altro universo, dato che brani come ‘Ciel d’Acier’ (epica e battagliera) oppure ‘Battlespirit‘ (fredda e marziale) sembrano usciti dalla ‘penna’ di un qualsiasi artista Black degli albori del genere. Il vero problema di un disco come “Les Ténèbres Modernes“ però, non riguarda la fruibilità del disco stesso (su questo nulla da eccepire) quanto il suo stile che pesca a più riprese e, senza troppo senso apparente, da melodie, trucchi e soluzioni già abbondantemente (ab)usate da altre ensemble passati.
Poca originalità quindi, che come accennato qualche riga più sopra é in grado di rendere molto più ostico il disco ai primi ascolti: non che sia un problema alla fine, dato che tali uscite discografiche appartengono ad una nicchia ben precisa del mercato discografico, essendo pertanto rivolte ai più accerrimi sostenitori di un’attitudine senza compromessi situata nell’underground più nascosto e feroce.
Un disco che, nonostante non cambi nulla rispetto a quanto già proposto finora nel genere, possiede comunque un suo fascino: sarà la registrazione old-fashioned che, unita a quelle soluzioni alienanti, rende il tutto simile ad un “Panzer Division Marduk” in salsa atmosferica e ricco di rallentamenti, oppure a degli Endstille ammaliati da occasionali interventi di samples e synth.
Nulla di nuovo sotto il sole, ma neanche da disprezzare…però, occhio: solo per veri fanatici, ovvero coloro che ameranno questo disco alla follia.
Per tutti gli altri, invece, risulterà una release degna di poco interesse.