Recensione: Let Freedom Rock!

Di Stefano Ricetti - 10 Gennaio 2014 - 19:00
Let Freedom Rock!
Band: Impulse
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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65

La storia degli Impulse da Chieti prende inizio nel 2006 sulle spinte hard’n’heavy del bassista Ayrton Glieca e del chitarrista Fabio “Cat” Magrone. I turbinii relativi al consolidamento della line-up, negli anni successivi, non risparmiano di certo gli abruzzesi, che fra un’entrata e un’uscita trovano la quadra soltanto nel 2010, assestandosi schierando Federico “Kramer” Di Santo alla batteria, Daniele Di Caro alla seconda ascia e Luca Ienni dietro al microfono. Ispirati tout court ai formidabili anni Ottanta, i Nostri nel 2011 pubblicano un EP intitolato Rock Never Dies, contenente tre inediti e la cover di Holy Diver, di Ronnie James Dio.  

Successivamente all’uscita del primo vagito ufficiale, seppur autoprodotto, gli Impulse suonano il più possibile dal vivo, prevalentemente all’interno dei confini della Loro regione. Dall’incontro nel 2012 con la Music Force nasce lo slancio per approdare al full length, cosa che si concretizza nei dieci pezzi di Let Freedom Rock!, oggetto della recensione, nell’ottobre dell’anno passato.

Già dopo i primi due brani, Rockrider e Worth Fighting For, Worth Dying For l’impressione, nettissima, è che gli Impulse non tradiscano gli amanti delle sonorità metalliche più tradizionali. Certa la fonte ispiratrice proveniente da Birmingham, sponda Judas Priest, anche se modellata su di un impianto melodico tipicamente neolatino.  

Un canzone dal titolo quale Raise up the Flags non poteva poggiarsi che su chitarroni d’ordinanza, di marca Iron Maiden, per la precisione, mentre Let the Sound Begin/Rock Never Dies è un anthem, come facilmente arguibile. Date le premesse, poteva quindi tradire la successiva Whisky’N’Roll? Che non sia mai! Per l’occasione il brano riporta agli Shabby Trick d’annata, per rimanere entro i patri confini.  

Gli Impulse, tanto per non farsi e farci mancare nulla, piazzano anche il lentone: I Had a Dream, accendini accesi e lacrimuccia velata di tristezza sulle gote. Awake… predica quanto deve e funge da apripista per le note di Along a Nightmare, un heavy’n’roll dall’andamento adrenalinico. Finale ad appannaggio del Rock Arena contenuto nella title track, di chiara ispirazione Ron Keel.

Let the Freedom Rock! si accompagna a un booklet di quattro pagine con le note tecniche del caso e un paio di foto della band.

In conclusione l’esordio su full length degli Impulse regala quaranta minuti di sano, sincero heavy metal punteggiato di melodia hard, più o meno fresco a seconda dei punti di vista. Tutto qua. Niente di nuovo sul fronte occidentale, quindi, solo musica suonata con il cuore, senza farsi troppe menate, con i difetti e i pregi del caso, che darà il meglio di sé in sede live. Prendere o lasciare.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

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