Recensione: Let The Rock Back Home

Di Enzo - 20 Agosto 2005 - 0:00
Let The Rock Back Home
Band: Huddle
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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80

Avevamo lasciato i rockers napoletani con un ottimo demo intitolato Start e recensito circa 4 anni fa dal sottoscritto su queste stesse pagine, li ritroviamo oggi con un nuovo lavoro decisamente più completo ed avvincente e contenente le prime 4 tracce del precedente disco più 4 brani inediti. La band è dedita ad un Hard Rock canonico che attinge molto sia dal periodo seventy che dalla decade (quanto decisamente più clamorosa) successiva (gli anni 80).

Il demo inizia con la divertente Pump for Money, hard’n heavy song dal riff “made in England” e che tra refrain avvincenti e strutture melodiche vincenti e mai banali strizza l’occhio a quelle sonorità NWOBHM che fecero la furtuna di tante band del tempo. La carica Hard Rock della splendida Naple’s Child spinge il disco su binari catchy e travolgenti mentre la seguente ballad She’s The meaning of my Empty Words trasporta il sound degli Huddle addirittura in lidi AOR oriented dal flavour romantico e sensuale. Si ritorna su territori decisamente hard’n heavy con la massiccia ed irrompente Killer Eyes (bellissimo il suo incedere musicale) che fa addirittura il verso al Dokken sound d’annata mentre è con la strepitosa Time che il gruppo piazza un altro clamoroso colpo di classe e melodia grazie a questa ballad dall’andamento “alla Molly Hatchet” portato in auge dai fraseggi chitarristici della mente della band, Ivan Varsi (mitico il suo assolo). L’irrompente ritmo di Town dona all’album una sana ondata di aggressività grazie a costruzioni melodiche dirette, semplici e vincenti (ottimi i suoi refrain), di fondamentale importanza per il successo della song è anche il notevole muro sonoro innalzato dalla chitarra di Varsi cui si accompagna, discretamente, la buona interpretazione canora del singer. Con la seguente It’s morning; get up God gli Huddle si cimentano in una dolce ballad che vede addirittura nel finale un indurimento dei suoi ritmi all’insegna di un hard rock più sontuoso e graffiante. La conclusiva My Turn Has Come riporta il disco su territori heavy metal dove, ancora una volta, gli Huddle dimostrano di sapersi destreggiare in maniera distinta, bellissimi i refrain in essa presenti e che vanno così a porre la parola fine ad un prodotto musicale davvero notevole.

Gli Huddle hanno percepito in pieno i miei consigli dati durante la review del loro primo disco andando così a puntare su brani nuovi più granitici e dalla precisa intenzione Hard Rock. La musica degli Huddle ha fatto notevoli passi avanti e, con una produzione più cromata (per capirci alla Stryper, Q5, Dokken, Kingdom Come e compagnia), con l’aggiunta di un tastierista quadrato e con linee vocali più “corpose”, credo che il combo napoletano possa realizzare in un ipotetico futuro un grandissimo hard’n heavy album di gran classe, prerogativa questa, oggigiorno, in possesso di pochissimi musicisti, ma Ivan Varsi sembra essere indubbiamente tra questi.
Vincenzo Ferrara

contatti: mr_huddle@libero.it

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Band: Huddle
Genere:
Anno: 2001
70