Recensione: Levara
Di questa band all’esordio, i Levara, la prima cosa che incuriosirà i fans dell’AOR e del rock in generale è certamente il cognome del chitarrista: il nome di famiglia Lukather, infatti, evoca immediatamente i fasti dei Toto e del loro leggendario axeman. E Trev Lukather, in effetti, è proprio il rampollo di cotanto big della musica.
Trev ha unito le proprie forze per questo trio insieme a quelle del cantante ed ex modello Jules Galli ed al batterista Josh Devine (turnista live con i One Direction – e qui molti lettori di TrueMetal storceranno probabilmente la bocca…).
La formula “chitarrista dal celebre cognome più cantante/modello più batterista pop” potrebbe far pensare ad un progetto nato in laboratorio per piacere un po’ a tutti e, soprattutto, ai più giovani.
Invero i Levara non disdegnano attenzione proprio a certo pop moderno da classifica, i cui influssi sono, però, fusi in un mix tutto sommato inedito con gli stilemi sia dell’AOR caro al famoso genitore che di certo hard rock contemporaneo dalle forti componenti melodiche.
La mistura proposta dal trio raggiunge il suo massimo punto di equilibrio in brani come Heaven Knows, che miscela rock melodico dalle armonie assai accattivanti e squisite al pop di oggi e all’AOR d’altri tempi, così come il singolo Automatic, ancora più catchy della precedente ed in cui il chitarrista domina tra arpeggi e brevi assoli.
La stessa formula caratterizza anche Chameleon, la quale strizza però l’occhio al lato più leggero dell’ispirazione dei Levara, ma anche le più lente Ever Enough (canzone più rilassata ma sempre temprata in uno spirito rock e forgiata in assoli di classe e melodie uncinanti) e la più intensa On For The Night.
Non mancano appassionati slow per assecondare il lato più romantico degli ascoltatori, dal morbido Allow (con assolo di chitarra da manuale) a Just A Man (che si abbandona ad un mood più tipicamente AOR), ma anche No One Above You, un pop rock contemporaneo morbido ma dai toni epici.
I Levara ci intrigano meno quando indulgono troppo in atmosfere easy da classifica, ma ad una
Can’t Get Over collocata su questo sentiero si pone come contrappeso la ben più impegnativa ed ispirata Ordinary (elaborato soft rock elaborato contrassegnato da un diluvio di note di chitarra quasi fusion).
In definitiva i Levara nel proprio disco d’esordio dimostrano classe da vendere, gran gusto compositivo e d’arrangiamento, ed una gran voglia di spiccare il volo nel cielo del più ampio successo di pubblico.
Sembrano, insomma, puntare dritti ai vertici delle classifiche, ma mantenendosi su sentieri artistici che non si distaccano troppo – tutt’altro – da solide radici hard rock e AOR.
Francesco Maraglino