Recensione: Life

Di Stefano Burini - 7 Dicembre 2013 - 12:19
Life
Band: Swell99
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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78


È un buonissimo album il nuovo “Life” dei marchigiani Swell99. La band maceratese, composta da Carlo Spinaci alla voce, Carlo Ciarrocchi  e Maxi Canevaro alle chitarre, Michele Pierini al basso e Lorenzo Eugeni alla batteria, si ri-affaccia sul mercato dell’hard ‘n’heavy tricolore dopo l’esordio del 2009 con un prodotto piuttosto fuori dagli schemi, nel quale il “vecchio” hard melodico si fonde con tendenze tipicamente anni ’90, il tutto con le sonorità cariche e ribassate dei duemilaedieci. Verrebbe da pensare ad un pastrocchio in cui la somma degli ingredienti corra il rischio di andare a creare una pietanza globalmente poco gustosa; al contrario, gli Swell99 dimostrano di saperci fare e di possedere una notevole padronanza di mezzi tecnici ed espressivi, fattore che risulta evidente sin dai primi ascolti delle tracce che compongono l’album.
 
La prima in scaletta, “L’Urlo”, è una canzone rock in italiano piuttosto orecchiabile e decisamente easy listening, non male ma messa velocemente in in secondo piano dalla successiva “Bloody Knife”: un pezzo da novanta in cui le adrenaliniche chitarre e la voce sapientemente scazzata di Carlo Spinaci giocano con il rock, il blues e l’hard melodico sulle adrenaliniche strofe fino ad un ritornello decisamente da “Serie A”. “Screaming To The World” è altrettanto riuscita e mette, anzi, in mostra una più marcata propensione verso un’Hard ‘n’ Heavy anni ’80 rovente e scatenato culminante in un altro refrain assolutamente fantastico. Curiosa, in questo caso, eppure gustosa la chiusura sugli accordi che componevano il riff principale della storica “Beat it” di Michael Jackson. Con la coinvolgente title track, sulle orme dei Red Hot Chili Peppers più vellutati degli anni ’90, si apre il capitolo dedicato ai “lenti”. Ne troviamo ben quattro, tra i solchi di “Life”, tutti estremamente ispirati e riusciti e, quale più quale meno, talora maggiormente modellati sulle coordinate tipiche della power ballad di estrazione hard rock (come la bellissima “Butterfly” o la tempestosa “Angels”) mentre talora, al contrario, più vicine al gusto melodico dei lenti di matrice alternative e soft rock (come nel caso di “Talk” e “Mistake”, non lontane da certe cose dei vecchi Nickelback o, addirittura, dei Mike Learns To Rock).
 
Completano il quadro le più rockeggianti “Boost”, elettrica ed energica sulla scia delle tracce 1 e 3, la n.7 “Real Friend”, onestamente un po’ in ombra seppur tutt’altro che spiacevole, e la conclusiva “Non È La Fine”, di nuovo un po’ fuori contesto a causa del cantato in italiano che crea disomogeneità rispetto al resto della tracklist, quanto musicalmente degna di nota, con le sue atmosfere languide e la bella melodia.
 
C’è poco da aggiungere perché ci sono davvero poche cose fuori posto in questo disco, forse ascrivibili alla sola presenza delle due citate tracce in italiano, (pur non male di per loro); piccolezze, ad ogni modo, “Life” è un gioiellino di hard melodico Made In Italy bello, ispirato e al passo coi tempi. Serve altro?

Stefano Burini

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