Recensione: Life
Tra i progetti di melodic rock della Frontiers (e non solo) le cui uscite il vostro recensore attende con maggior fervore, vi sono quelle degli Hardline.
Probabilmente ciò è dovuto alla circostanza – vieppiù propizia – che album come “Human Nature” e “Danger Zone” non abbiano né tradito né deluso l’appassionato di hard rock melodico, proponendo, anzi, sempre un perfetto equilibrio tra grintoso rock “pesante” e melodia, pathos e solarità. Un sound, insomma, che è ben saldato nelle corde e nei gusti del recensore suddetto.
E poco male, a queste condizioni, che la formazione non sia più quella del primo, storico album del 1992, “Double Eclipse”. Ci riferiamo a quella con Neal Schon e Deen Castronovo (Journey, Bad English), che giustificava per la band l’appellativo di supergruppo.
Eh sì, perchè anche la nuova line-up, eretta intorno al cantante Johnny Gioeli, è di tutto rispetto, e costituita da alcuni tra i più talentuosi musicisti nel genere musicale di riferimento; ecco a voi, infatti, gli eccellenti Alessandro Del Vecchio (tastiere) e Anna Portalupi (basso), ormai in quota fissa, ed i nuovi arrivi Mario Percudani (chitarre) e Marco Di Salvia (batteria). Insomma, una super-formazione che conferma una connotazione (quasi) tutta tricolore che ci inorgoglisce.
Il nuovissimo “Life”, ancora una volta, non tradisce le attese. L’album appena uscito degli Hardline, anzi, conferma e supera la qualità dei suoi immediati predecessori, ribadendo il mix vincente di spavalderia e brio, qui rafforzato da un taglio ancora più energico e moderno (ma non troppo) che ne costituisce un ulteriore valore aggiunto.
Il risvolto più energetico della proposta di Johnny Gioeli e compagni si palesa in tacce come Place To Call Home (pompatissimo hard melodico con grandi, riff, voce ed vitalità), Take A Chance (midtempo hard rock di lusso contraddistinta da una voce graffiante ed una chitarra che s’impone tra lick e giri di pregio ed un assolo dai connotati melodici), Out Of Time (uptempo melodrammatico, potente ed arrembante, più vicino di altre canzoni del lotto a certo rock moderno) e Hold On To Right (brano dall’atmosfera complessiva simile al precedente, ma più articolato ed un po’ meno veloce, con sprazzi rarefatti e riff ed assoli d’ascia articolati e ficcanti ).
Sempre in ambito hard, ma con la mente ed il cuore particolarmente rivolti al class-rock dei tempi che furono, ecco arrivare Helio’s Sun, traccia frizzante, spavalda, accattivante e grintosa. Ancora, Handful Of Sand e Story Of My Life rimandano pure al melodic hard rock dei Bon Jovi e a quello proprio dei primissimi Hardline, mentre Chameleon è un fiero midtempo hard rock che oscilla tra momenti iniziali più rarefatti e impennate heavy e class.
Non possono mancare, naturalmente, le canzoni slow, create ad arte per magnificare le doti vocali del band leader. Il meglio, in tal senso, è rappresentato da Page Of Your Life, che è un esempio di come deve essere una power ballad: incedere nostalgico, pieno di pathos e contrappuntato dal piano, potente chorus cantato da una voce col cuore in mano, melodie a vele spiegate, assolo di chitarra struggente e potente.
Ma anche This Love (sempre soulful e piena di pathos) e My Friend (con accompagnamento di chitarra acustica ), sono da incorniciare. Who Wants To Live Forever, infine, è una cover dei Queen appassionata ma forse non indispensabile.
In definitiva, “Life” degli Hardline è un eccellente concentrato di vitalità class-rock, memore degli anni Ottanta-primi Novanta, ma non privo di un certo gusto attuale, in cui mood positivi e nostalgici si alternano in un contesto sonoro delineato da un canto maiuscolo e dalla classe e dall’eccellenza degli strumenti.
Francesco Maraglino