Recensione: Life
Nuovo studio album per i DGM: Life è la nuova prova di forza per una delle band italiane più amate e forte di una proposta musicale sempre potente e cristallina, tra tecnica e melodia (come ribadito dal bassista Andrea Arcangeli).
Veniamo subito alla musica. L’avvio del disco è scenografico: “Unravel The Sorrow” impiega due minuti per introdurre la voce di Marco Basile, dopo l’ingresso prepotente della chitarra di Simone Mularoni che fende l’atmosfera come un vento gagliardo dopo una pioggia uggiosa. L’opener funziona alla grande, c’è melodia, accordi saturi, ritmiche granitiche: come inizio non si poteva chiedere di meglio. Si prosegue con la trascinante “To The Core”, che nella seconda parte regala alcuni minuti strumentali per palati fini perfettamente bilanciata tra power e progressive metal (ascoltate gli unisoni più volte, sono una goduria).
“The Calling” alza ulteriormente il tiro, proponendo sette minuti di metal potente e vicino ai Symphony X. La vicinanza con i cugini americani si ripropone nella seguente “Second Chance”: Mularoni si diverte con un riffing potente sulle ritmiche che ben si sposa con le schiarite melodiche del refrain. Gli assoli sono sempre di livello assoluto, difficile trovare difetti da questo punto di vista. L’amore per la sei corde emerge anche in “Find Your Way”, non mancano armonici, bending e affini che intercetteranno i consensi dei colleghi chitarristi e di noi fan. “Dominate” è un altro pezzo potente e senza cedimenti, ma come spesso avviene nei dischi targati DGM s’inizia ad avvertire una certa ripetitività nella struttura della tracklist. Fortunatamente è la volta di una delle sorprese di Life, parliamo di “Eve”, un concentrato di maestria musicale che regala emozioni nel suo dipanarsi strumentale (cosa rara per i DGM). Ci sono momenti che ricordano per certi versi Steve Vai, Mularoni si ritaglia un palcoscenico di assoluto prestigio insieme al resto della band. Per chi scrive è uno dei momenti migliori del platter.
Gli ultimi tre brani in scaletta rientrano appieno nel sound incontrato fin qui durante l’ascolto dell’album. Segnaliamo la conclusiva “Neuromancer” (tributo al libro seminale di William Gibson), gran pezzo che farà faville in sede live e regala la band al suo meglio, con tanta ispirazione e chiarezza d’intenti (siamo sul livello di band importanti come i citati Symphony X, ma anche Vanden Plas e Dream Theater).
Nel complesso Life è un album DGM al 100%, il loro trademark viene riproposto più potente e luminoso che mai, portando avanti quanto di positivo contenuto nel precedente Tragic Separation. Se ci sono dei limiti vanno ricondotti nel bene e nel male all’identità della band: il suono saturo e una certa somiglianza tra i pezzi in scaletta. Simone Mularoni si conferma su alti livelli (sia in veste di musicista, sia come produttore), l’intera band gode di uno stato di salute invidiabile. Life rientra di diritto tra le uscite da non sottovalutare in questo autunno “caldo”, insieme a Blackened Heartbeat dei Secret Sphere e Cycles of Pain degli Angra. Continueremo a seguire l’evoluzione della band che potrebbe regalare altra musica a partire già dal 2024.