Recensione: Life Beyond
“Life Beyond”, del 1992, è il quarto e ultimo full-length dei thrasher teutonici Deathrow, vero e proprio canto del cigno e preludio allo scioglimento del gruppo medesimo. Conseguenza forse inevitabile del tormentato rapporto con il music-business per una band che aveva tutte le carte in regola per continuare a suonare ancora a lungo e su alti livelli.
Ma procediamo per gradi.
All’indomani dell’uscita di “Deception Ignored”, viste le incoraggianti vendite del platter, la Noise Records propose al combo di Düsseldorf un contratto per un nuovo studio-album. A condizione, però, che il gruppo intraprendesse a proprie spese l’imminente tour britannico con gli inglesi Sabbat (sic!). Fu la classica goccia che fece traboccare il vaso e che convinse il quartetto della North Rhine-Westphalia a troncare definitivamente i rapporti con l’esosa label tedesca. Ovviamente ciò comportò il rimettersi alla ricerca di una casa discografica per continuare la pubblicazione del lavoro in progetto, ma per fortuna varie offerte d’ingaggio arrivarono in breve tempo e la proposta che agli occhi dei Nostri sembrò essere la più convincente provenne dalla West Virginia Records. Dopo un periodo di silenzio durato circa tre anni, interrotto dall’uscita del singolo apripista “Towers In Darkness”, era finalmente arrivato il momento di rimettersi in gioco.
Ancora una volta, i Deathrow deliziano i propri fan con una proposta di grande spessore. Probabilmente l’album più maturo – ma d’altra parte meno istintivo – della loro discografia; album in cui convivono in linea di massima tutte le peculiarità delle precedenti release. Di conseguenza, “Life Beyond” è segnato da un songwriting dalla buona personalità, in linea con le produzioni precedenti. Su di esso si possono ritrovare le melodie alienanti e alcuni degli intricati tecnicismi che caratterizzavano “Deception Ignored”, con una ricerca più marcata – forse non soltanto a livello inconscio – volta a dare un seguito più a “Raging Steel” (per la sua solidità e concretezza) che non al precedente lavoro. Tanto che in una successiva intervista il batterista Markus Hahn sosterrà che “Life Beyond” era il disco che probabilmente i Deathrow avrebbero composto dopo “Raging Steel” se il chitarrista Thomas Priebe non se ne fosse andato via dal gruppo. Un’affermazione che lascia sottintendere molto di più di quanto non espresso esplicitamente.
Con quest’opera le tracce ritornano a una lunghezza più canonica e l’ottima produzione di Andy Classen (Holy Moses) conferisce alle canzoni stesse la potenza e la cattiveria sonora degli esordi. Il cantato di Milo torna a graffiare con uno stile spesso urlato, anche se a differenza del passato talvolta tendente all’hardcore (“Harlequins Mask”), senza comunque abbandonare linee vocali dissonanti e melodiche, mai scontate o troppo orecchiabili (“Towers In Darkness”, “Suicide Arena”).
Intatti, invece, i due aspetti che hanno caratterizzato la carriera del combo: la spudorata attitudine ‘thrash-style’ e la solida preparazione tecnico/compositiva. Sono le song assassine, infatti, a farla da padrone con cambi di tempo e soli fulminanti. Basta ascoltare la title-track in apertura per rendersi conto che la priorità dei tedeschi è di pestare duro. Stesso discorso per l’articolata “Behind Closed Eyes”, la strumentale “Deathrow” e la rapida “Hidden Truth”. Che dire poi di “Homosaphiens Superior”, “Reflected Minds” e “The Remembrance”; sennonché entrano di diritto tra le migliori canzoni del loro repertorio? Se l’abilità dei due axe-man Flugge/Osterlehner è ormai risaputa, anche la sezione ritmica non sfigura di certo, sfoggiando una prestazione maiuscola.
“Life Beyond” rappresentò l’occasione di riscatto per l’act della Ruhr, una volta approdato alla West Virginia Records e, soprattutto, una volta divorziato dalla Noise Records. I Deathrow onorarono quell’occasione realizzando un album che, seppur non perfetto, risultò assai sentito e competitivo. Immaginatevi quindi cosa possano aver provato quando, entrati in un comune negozio di dischi, scoprirono che il frutto del loro sudore, per l’ennesima volta, era stato stampato – a loro insaputa – con una copertina differente…
La reazione fu di trascinare l’etichetta in Tribunale, intraprendendo un percorso comprensibile ma che purtroppo portò il gruppo a un progressivo e inesorabile abbandono degli strumenti musicali.
Orso “Orso80” Comellini
Discutine sul forum nel topic relativo!
Track-list:
1. Life Beyond 4:43
2. Behind Closed Eyes 4:17
3. Towers In Darkness 4:46
4. Hidden Truth 2:13
5. Harlequins Mask 4:04
6. Homosaphiens Superior 4:29
7. Suicide Arena 3:54
8. Deathrow 2:35
9. Reflected Mind 5:03
10. The Remembrance 3:39
All tracks 39 min. ca.
Line-up:
Milo – Vocals, Bass
Sven Flugge – Guitar
Uwe Osterlehner – Guitar
Markus Hahn – Drums