Recensione: Lifeless Birth

Di Roberto Castellucci - 12 Aprile 2024 - 9:58
Lifeless Birth
Band: Necrot
Etichetta: Tankcrimes
Genere: Death 
Anno: 2024
Nazione:
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77

E’ da 30 anni che leggo avidamente recensioni, articoli e interviste riguardanti l’universo Hard’n’Heavy. I miei gusti musicali si sono formati anche grazie alle moltissime letture effettuate prima sui gloriosi supporti cartacei e poi sulle riviste online. Leggevo e leggo tutt’ora così tanto non solo per incappare in nuove band e ottenere consigli per gli acquisti: uno dei miei obiettivi è anche quello di conoscere a fondo la Storia del Metal e, perché no, imparare sempre nuovi luoghi comuni da sfruttare nelle chiacchiere pre e post concerti. Una delle considerazioni che mi porto dietro da più tempo, letta in chissà quale recensione e chissà quanto tempo fa, è la seguente: il terzo album di una band rappresenta una specie di prova del 9 per valutarne l’effettivo valore. Non credo vi sia nulla di scientifico in quest’affermazione che, seppur condivisa e riproposta da molti, potrebbe benissimo essere stata inventata da qualche redattore in cerca di frasi ad effetto per ovviare ad un temporaneo ‘blocco dello scrittore’. Questa convinzione, tuttavia, sembra calzare a pennello se si vuole parlare di “Lifeless Birth”, ultima fatica degli americani Necrot. Diamo innanzitutto a Cesare quel che è di Cesare: dovrei scrivere italo-americani, vista la presenza di un musicista toscano tra le fila del gruppo. Parlo del cantante/bassista Luca Indrio, trasferitosi negli Stati Uniti una quindicina di anni fa e che ringraziamo per l’intervista che ci ha concesso: chi ha piacere di approfondire l’argomento può cliccare qui per recuperarla.

Torniamo a bomba: “Lifeless Birth”, dicevamo, è il terzo full-length dei Necrot. Innanzitutto è corretto sostenere come questo terzo album sia una conferma del grande valore della band, già ampiamente dimostrato in occasione di tutte le pubblicazioni discografiche diffuse sin dal primo demo del 2012, l’omonimo “Necrot”. Aggiungo che non è il caso di aspettarsi molte innovazioni nel Death Metal prodotto dal terzetto di Oakland: i Necrot con “Lifeless Birth” non riscrivono il genere, rimanendo stilisticamente in una terra di mezzo situata tra le influenze scandinave dei Dismember e la tradizione statunitense di Suffocation, Obituary e compagnia bella. Detto ciò, la considerazione da farsi a questo punto è una sola: meno male! Perché andare necessariamente a cercare novità e rimescolare per l’ennesima volta le carte in tavola? Il Death Metal ‘funzionava’ bene all’epoca dei succitati grandi nomi e funziona alla grande ancora oggi, soprattutto quando si fanno avanti gruppi convincenti come i Necrot: la loro discografia non presenta infatti alcun punto debole. “Lifeless Birth”, preceduto dai due begli albumBlood Offerings” del 2017 e “Mortal” del 2020, continua la serie di ‘canestri da 3’ messi a segno da un trio che bada alla sostanza senza il rischio di perdersi in ardite sperimentazioni. Consiglio vivamente di recuperare anche “The Labyrinth”, compilation pubblicata nel 2016 che raccoglie i tre demo dati alle stampe fino a quel momento dai Necrot. Il materiale sonoro contenuto in questo disco, oltre ad essere di buona fattura, risulta ancora attuale e in linea con le produzioni più recenti del gruppo, a dimostrazione che il Death Metal è un’altra di quelle manifestazioni musicali impossibili da svecchiare…semplicemente perché non invecchiano mai.

Anticipato dai delicatissimi singoli “Drill the Skull” e “Cut the Cord”, brano in pole position nella tracklist, “Lifeless Birth” aggiunge altre cinque tracce e raggiunge i 40 minuti di durata, più o meno come succedeva nei due dischi precedenti. Altra considerazione ereditata dalle innumerevoli letture a cui mi riferivo poc’anzi: ‘si dovrebbe obbligare per legge tutti i gruppi Metal a pubblicare dischi dalla durata minore o uguale a 30 minuti, possibilmente con un massimo di 8 tracce ciascuno‘. Forse si tratta di un’affermazione po’ troppo tranchant, ad essere sinceri, però è indubbio come il tempo da dedicare all’ascolto della musica si riduca sempre di più man mano che si va avanti negli anni, soprattutto quando si ha a che vedere con il triangolo demoniaco tracciato da Casa, Famiglia e Lavoro. La scelta di mantenere un minutaggio relativamente ridotto permette a tutti gli appassionati di poter dedicare all’album il tempo necessario per arrivare alla fine dell’ultimo brano, operazione particolarmente indicata nel caso di “Lifeless Birth”. I Necrot infatti garantiscono un’apprezzabile varietà nell’esperienza di ascolto, bilanciando con saggezza aggressività e melodia e rendendo particolarmente gradevole il viaggio di sola andata per l’Inferno che conduce alle ultime due canzoni, le imponenti “Dead Memories” e “The Curse”. Soprattutto in questi due brani appare chiara la volontà da parte della band di non affidarsi esclusivamente a a skank beat, blast beat e tutto il violento armamentario tipico del Death, alternando momenti di pura furia a soluzioni ritmiche tombali e riff dilatati. L’impegno in fase di songwriting si percepisce con chiarezza: il lavoro chitarristico, in particolare, risulta molto stimolante e ricco di inventiva. Un altro elemento caratteristico di “Lifeless Birth” è l’azzeccatissima produzione sonora, ammantata da una patina vintage che contribuisce a rendere ancora più forte il legame con i grandi classici del Death Metal. Ribadisco il concetto: i Necrot, pur non avendo inventato nulla, con tutti i loro album hanno dimostrato di aver imparato alla perfezione la lezione dei giganti del passato, rielaborandone le intuizioni con fantasia e genuinità. Scusate se è poco, avrebbe detto l’immortale Diego Abatantuono…diamo quindi credito ai Necrot e seguiamoli senza timore, considerando che, come lo stesso Luca ci ha rivelato, saranno previste alcune date in Italia nell’estate del 2024. In attesa di poter vedere dal vivo la band e saggiarne le capacità dall’alto di un palco, come sempre, saluto e ringrazio i Lettori con un consiglio e un augurio: godetevi “Lifeless Birth” e buon ascolto a tutti!

I Necrot su Bandcamp: https://necrot.bandcamp.com/music

Pagina Instagram: https://www.instagram.com/necrot_official

Facebook: https://www.facebook.com/cyclesofpain

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