Recensione: Like An Addiction
I Sandness sono un trio italiano dedito ad un rock tra sleaze e glam, consacrato tanto ai Motley Crue quanto ai Crashdiet. Vengono dal trentino, ma fanno uscire il loro primo full- length per una label greca, la dinamica Sleaszy Rider.
Questo loro primo lavoro si intitola “Like An Addiction”, e vede i tre ragazzi alle prese con uno stile che non si distingue per particolare originalità, ma si fa apprezzare per la sua grinta e la sua freschezza, anche grazie a qualche brano davvero gradevole e ben costruito.
Artificial Lover, ad esempio, è una traccia veloce e catchy, resa particolarmente divertente grazie a ritornelli orecchiabili e rafforzata da un riffing ficcante ed efficace.
Con Bad Things Cause Bad Things e Darkness Around Me siamo invece alle prese con uno scorticato ed urticante hard rock; e sempre su percorsi duri e completamente dediti al versante più stradaiolo del rock’n’roll troviamo Dreamin’ Is My Way e Drinking Wine Under The Bridge, brani di hard rock sguaiato quanto basta e trafitto da rocciosi e scorticati riff di chitarra e da cori da stadio.
Alleviato da una più leggera sfumatura melodica è No One Leaves Until The Dawn, ma, a parte il breve frammento di passaggio di Lia, il trend di Like An Addiction è tutto un turbinare di nervosi riff hard, come in Lay Your Hair Down, in Shake My Dancin’ Soul ed in Pay What You Say, sebbene quest’ultimo sia un brano più articolato con parti di ballata ed assoli della sei-corde.
Insomma, i Sandness si dimostrano promettenti quanto basta nella capacità di offrire pane per i denti di chi al rock non chiede altro che sudore, sangue, grinta e divertimento.
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