Recensione: Like it is: Live at the Mesa Centre
A sette mesi di distanza dal primo volume, la Frontier records presenta il secondo episodio di Like it is. Un nuovo live degli Yes, un nuovo doppio, due album diversi. La prima volta era toccato a The Yes Album e Drama, ora è la volta dei due mostri sacri nella discografia degli alfieri del prog: Close to the Edge e Fragile, presentati al The Mesa Centre il 12 agosto 2014. Anche questo live, come il precedente, probabilmente era volto a presentare il nuovo cantante Jon Davison.
Già sul primo volume di Like It Is si erano spese diverse parole cariche di dubbi. Quale l’utilità di pubblicare un live che ritrae dei dischi storici, unanimemente conclamati, già sentiti e risentiti? Quale l’utilità di pubblicare un live che ritrae dischi di cui si conosce nel dettaglio quasi ogni nota, per quanto complessa, folle, arzigogolata? Probabilmente il motivo è, ancora una volta, far cassetta.
Questi dubbi vengono riproposti, ed amplificati, da questo nuovo capitolo. Close to the Edge e Fragile! Due album che qualsiasi amante del rock conosce e che qualsiasi amante del prog conosce a memoria! Riproposti dal vivo, quarantadue anni dopo la loro uscita. Qui si tratta davvero di produrre solo ulteriori tasselli che possano allargare (non certo impreziosire) le collezioni degli yes-men sparsi sull’orbe terracqueo.
Qui, ancora più che nel precedente caso, è sufficiente un ascolto. Avendo sentito i dischi in questione talmente tante volte, nota dopo nota si notano (pardon) le divergenze fra l’album che fu e il live che è. Inutile dire che And you and I commuove ancora, inutile dire che Roundabout coinvolge ancora. Heart of the Sunrise e Siberian Khatru sono due figate pazzesche? Mi sembra giusto! Lo sono dal 1972!
Avete capito: indipendentemente dall’asetticità del live e dall’asetticità della registrazione, questi pezzi saranno sempre vincenti, la loro stessa grandezza li renderà tali finché gli Yes calcheranno uno stage. Una sola cosa importante emerge da questo live: per eseguire LA suite manifesto del progressive rock occorre Jon Anderson (confronto impietoso, per questo 5 punti in meno rispetto allo scorso live). Il resto non aggiunge nulla.
Rinnoviamo dunque il consiglio dicembrino. I live attuali di questa band vanno vissuti e non riprodotti nelle casse dello stereo. Quanto all’acquisto, non fatevi intenerire da Chris Squire che non c’è più, rendetegli onore. Ai due Like It Is pensateci solo se siete degli Yes-men allo stadio terminale. Io sono uno Yes-man e non ho la minima intenzione di nasconderlo. Ma da queste operazioni continuerò a girare alla larga, sperando che la Frontiers, volendo fare cassetta, ripieghi sull’unica scelta davvero valida: un live dal tour di presentazione dell’ultimo disco. So It Is!
